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Imago mortis

Regia di Stefano Bessoni vedi scheda film

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La recensione su Imago mortis

di FilmTv Rivista
4 stelle

Catturare immagini è un’antica ossessione per la Settima tra le arti. Parlarne è un’eco. Ci prova anche il nostro Stefano Bessoni, ispirandosi a quel nuovo cinema spagnolo di genere che di incursioni nell’horror ne ha già fatte di memorabili. La casa stregata è una scuola (di cinema), la ghost-story dialoga a distanza con le creature fatate di del Toro, con i bambini senza età di Bajona, con i fantasmi di Amenábar. Dietro lo script si nasconde Berdejo (già sceneggiatore di Rec), tra le righe si celebrano il cinema e i suoi antenati, mettendo in scena la thanatografia, espressione diabolica dell’assillo per le immagini. È un inquieto fantasma a spingere la trama nell’occulto dopo esserne stato una vittima, ma è il desiderio senza tempo di immortalare anche l’ultimo tra i respiri a catapultarci nel gotico puro. Rievocando parole dimenticate da troppo tempo. Violenza e poesia, opposti capaci di danzare all’unisono. L’occhio ci tormenta, così lenti e obiettivi. Ci sorprendono a tremare regia e montaggio, ci trascina nell’incubo e nella favola la fotografia. Qualcosa si perde sul finale, la trama un po’ vacilla, ma al primo film del nuovo cinema horror italiano questo si può perdonare.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 3 del 2009

Autore: Cristina Borsatti

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