Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film
Lavoro preparatorio per un film che non fu mai fatto (ed è un peccato, perché l'impressione è che sarebbe stato più interessante della "Trilogia della vita") su un maharajah che offre il proprio corpo in pasto a due tigrotti affamati, lasciando nella miseria la propria famiglia, questi "Appunti" sono una testimonianza sull'India alle soglie degli anni Settanta - quando gli Inglesi se ne sono andati, ma anche il Mahatma Gandhi non c'è più e si è già consumata la scissione del Pakistan - ma soprattutto sull'approccio di Pasolini alla materia cui si avvicina. Talvolta perfino oltre le sue intenzioni, infatti, il regista guarda all'immenso paese asiatico più da poeta che da documentarista: al di là della durata da cortometraggio (34 minuti), questo è già un film sull'India, sulla magia sprigionata dai palazzi che sembrano scolpiti nell'avorio e dalla poesia che emana dalle acque infette del Gange, dalle baracche che circondano Bombay, o dal banchetto dal quale un giovane "intoccabile" confida la speranza che anche uno come lui possa aspirare a diventare il presidente dell'India.
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