Regia di Patrice Chéreau vedi scheda film
Gabrielle è un magnifico film, uno dei più affascinanti del raffinatissimo Patrice Chéreau, teatrante di una carriera cinematografica molto interessante, capace di sedurre con titoli come questo o come La regina Margot (che al momento aspettiamo ansiosi in una edizione dvd; integrale, mi raccomando!).
Un artista ha tutto il diritto di modificare la fonte da cui trae il suo film: esso è un'altra cosa che rivendica ancora la propria indipendenza.
Il film di Chéreau, presentato a Venezia 2005, punta l'attenzione della mdp in ugual misura sulle psicologie di marito e moglie (srotolate in dialoghi tesi e abrasivi nella loro franchezza, la quale si rivela di colpo dopo dieci anni di matrimonio all'insegna della ignoranza morale e fisica), come pure sulla presenza invadente degli ambienti e degli oggetti sfarzosi, che grazie alla stupenda fotografia diventano il contraltare delle loro anime, dapprima per analogia con essi (i primi ricevimenti del giovedì), poi per contrasto (quando inizia il duello sentimentale). La semplice ma forte scelta dell'alternanza di bianco e nero con il colore sottolinea le variazioni emotive della trama e delle psicologie, e in particolare il bianco e nero diventa evidenziatore o segno d'interpunzione (stupendo l'abbaglio al momento della violenza sulle scale); molto efficace è anche l'uso di scritte sovrimpresse sull'immagine, esclamazioni o frasi che lette acquistano un impatto ancor maggiore che non solo recitate: il silenzio urla così nella nettezza visiva della grafica e colpisce la mente perché appare improvvisamente, con fare enfatico, forte come gli schiaffi morali dei dialoghi, magnificamente impersonati da I. Huppert e P. Greggory.
Diegeticamente marginale ma formalmente importante è la presenza degli ospiti ai ricevimenti, dove spicca la presenza di Raina Kabaivanska che canta e si accompagna al pianoforte in una vera esibizione.
Finale sofferto ma forse anche sottilmente sarcastico. 8 1/2
Bellissima la musica di Fabio Vacchi, che nutre anche una breve ma notevole carriera di compositore per film: le sue trame sonore fittamente intrecciate si insinuano perfettamente nelle aperture lasciate vuote dall'immagine, seguendo i movimenti della mdp tra i convitati (suggerendo un senso di smarrimento minaccioso) o le analisi spirituali dei protagonisti, con forti caratterizzazioni timbriche e melodismi spettrali, come fantasmi che abitano oggetti e corpi. Ottima l'esecuzione dell'Orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Claire Gibault.
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