Regia di John Carpenter vedi scheda film
Illinois, 1963: il seienne Michael Myers uccide efferatamente la sorella Judith alla vigilia di Halloween. 15 anni dopo, nella stessa spaventosa notte, Michael evade dal manicomio criminale e torna nella cittadina dove commise il delitto per cercare di nuovo vittime da immolare alla notte delle streghe. Cult del genere horror che ha consegnato agli annali uno dei personaggi più terrificanti della storia della settimana arte, l’uomo con la maschera silenzioso e letale (maschera avveniristica in quanto, lo abbiamo scoperto solo di recente, era quella di Mickey Rourke dopo le numerose operazioni di chirurgia estetica). Il film non è del genere splatter come molti altri in voga all’epoca, né sfrutta i rinomati mostri carpenteriani, ma ricalca il filone dei B-movies (non è casuale l’omaggio ad uno dei più celebri, “La cosa dell’altro mondo” di Howard Hawks), sfruttando penombre, avvistamenti in profondità di campo, riflessi negli specchi o nei vetri, che fanno salire la tensione empatica verso i malcapitati, ignari, giovani protagonisti. Un clima da “casa delle streghe” del Luna Park, causato soprattutto dall’invereconda usanza di quasi tutti i personaggi di tenere le luci spente anche in situazioni che suggerirebbero un altro atteggiamento. Esordio di Jamie Lee Curtis, che se la cava benone (in tutti i sensi, dato che è l’unica della cricca a sopravvivere). Suggestivo e degno di nota l’incipit, con macchina da presa in soggettiva e continuamente in movimento per dare l’idea di come agisce e come si muove il mostro, ma anche la sequenza finale, che passa in rassegna tutti i luoghi (a mo’ di regia televisiva) dove si è avvistato il mostro, ma suggerendo come quest’ultimo sia fuggito. Pellicola geniale ed epocale anche per le musiche, dello stesso Carpenter, decisamente da antologia.
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