Regia di Francis Nielsen vedi scheda film
Bin Laden, Saddam Hussein, Bush, Blair e Berlusconi. Quanti generali! E i loro cani. Potrebbe apparire una forzatura questa, come premessa, per un film d’animazione, ma Il cane e il suo generale è realmente tutto ciò.
Un eroico generale, per bruciare Mosca e salvare il suo Paese dall'invasione napoleonica, ha dovuto sacrificare un gran numero di uccelli. Un gesto che ancora nel 1836, il generale ormai in pensione, non riesce a perdonarsi e a dimenticare, turbato dalla memoria degli uccelli in fiamme e soprattutto preso di mira ogni giorno da tutti gli uccelli di San Pietroburgo, dove ormai vive solo. Il vecchio militare cerca un modo per riscattarsi e ne avrà la possibilità, grazie all'incontro con uno straordinario cane, cui dà il nome del suo vecchio antagonista, Bonaparte. Insieme combatteranno, se non la più nobile, sicuramente la più originale delle battaglie senza nome, di contro alla nostra recentissima tradizione (Enduring Freedom, Necessarity-war, ecc).
Dopo il giapponese La città incantata, Orso d'oro a Berlino, e il francese Appuntamento a Belleville, presente a Cannes, ecco il turno del francese Francis Nielsen e del suo Il cane e il suo generale, proiezione speciale alla 60. Mostra del Cinema di Venezia 2003.
Questa coproduzione italo-francese si distingue soprattutto per la partecipazione come sceneggiatore del grande Tonino Guerra, collaboratore in passato dei più importanti registi del cinema italiano e non, da Antonioni (La notte, L'eclisse, Deserto rosso, Blow Up) a Fellini (Amarcord, E la nave va, Ginger e Fred), da Vittorio De Sica (Matrimonio all'italiana) a Francesco Rosi (C’era una volta, Tre fratelli, Il caso Mattei), senza dimenticare Monicelli, Petri, Tarkovskj, Bellocchio, Bolognini, Lattuada, Deray. Guerra ordina ‘una’ storia (sarebbe più giusto dire ‘la’ storia, quella vera) semplice, perciò commovente, sulla memoria e sulla possibilità di redenzione, con rapide inflessioni sulla morte e sulla solitudine, tematiche inusuali per un pubblico di bambini, ma che è bene che si conoscano. Infatti, a questo film d’animazione bisogna dare il suo giusto valore: raccontare ai piccoli le storie, ma quelle vere, che adesso ascoltano e vedono da lontano, ma che tra qualche anno studieranno (si spera) sui libri di storia, destino voglia che se ne scrivano ancora di storie tragicamente vere come quella de Il cane e il suo generale.
Tutto in questo film d’animazione è a misura d’uomo, anche l'uso dei disegni del russo Sergej Berkhin, dai tratti molto accentuati, scabri ma eleganti grazie alle sfumature pastello. Tutto diventa poesia e racconto, anche grazie alla colonna sonora di Andrea Guerra (figlio di Tonino), insignito a Venezia 2003 del premio Cam/Rota, in cui rimandi di ‘rotiana e felliniana’ memoria, si mescolano ai suoni cupi e assordanti degli ottoni della tradizione russa.
L’opera di Nielsen appare povera di dialoghi, lo stesso ritmo del racconto é lento e non necessariamente coinvolgente; lo spettatore, però, si pone nelle stesse ‘vesti’ del generale: avverte lo stesso freddo, proveniente non tanto dal clima, ma dalle storie di tanti generali e capi di stato, la cui freddezza, ancora oggi dà i ‘rabbrividire’.
Il cane e il suo generale è un film d'animazione decisamente controcorrente, essendoci oggi molta preoccupazione da parte dei cartonists di raggiungere un realismo ai limiti della perfezione, ricorrendo sempre più spesso alle tecnologie digitali. Infatti, sembra che Nielsen e la sua squadra tecnica abbiano fatto volutamente un passo indietro in tal senso, quasi a voler riscoprire il giusto valore e la bellezza dell’immaginazione infantile. La poesia.
Andare a vedere Il cane e il suo generale è come scegliere di leggersi un libro di Noam Chomsky: in entrambi è possibile riflettere sulla storia presente, con tanti cani e padroni e tanti uccelli ancora in gabbia desiderosi di libertà.
Giancarlo Visitilli
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