Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Monica (Harriet Andersson) ed Henry (Lars Ekborg) sono due giovani che svolgono, svogliatamente, lavori umili e vivono in famiglie 'problematiche'. Si conoscono in un bar, si trovano subito in sintonia e decidono di abbandonare tutto e, aprofittando della bella stagione, optano per una vita a contatto con la natura, vivendo alla giornata sul motoscafo di Henry: la coppia acquista sempre maggior affiatamento e Monica rimane incinta e si decide di tornare in città. Mentre Henry mette giudizio e ritrova lavoro, Monica, dopo la gravidanza, si rivela egoista, scostante ed infedele.
L'estate con Monica, traduzione letterale molto più sensata rispetto a 'Monica e il desiderio', assai fuorviante come spesso accade, riprende il consueto tema della giovane coppia in formazione (e disgregazione), che si scontra più coi propri fantasmi interiori che il mondo circostante ma rappresenta una novità in quanto Bergman sembra mostrare una predilezione, per una volta, per la figura maschile rispetto a quella femminile, delineata psicologicamente con un'evoluzione negativa della personalità, che nei film anteriori non si era mai vista. Prova ne è l'ultima inquadratura del film, che si sofferma su un dubbioso Henry, al contrario è a dir poco inquietante quella, divenuta celebre, dove Monica, in un locale, guarda ostinatamente in macchina, con un'espressione che turba non poco: Godard, attento osservatore dei film di Bergman, la definì addirittura l'inquadratura più triste della storia del cinema.
Un grande contributo al valore del film lo si deve all'esordio nel mondo bergmaniano di Harriet Andersson, una delle quattro muse (le altre sono l'omonima Bibi, Ingrid Thulin e Liv Ullmann) del cineasta, allora giovanissima ma già dotata di grande bravura, nonché di prorompente fascino, sensualità e spiccata personalità, caratteristiche che le consentono di sovrastare il pur ottimo Lars Ekborg,
L'estate con Monica non è tra i film più amati di Ingmar Bergman, specialmente ai tempi della sua uscita, ed, in effetti, soffre di discontinuità e scompensi narrativi, in particolare nella lunga parentesi immersiva nel paesaggio naturale ma, a tali difetti, l'autore compensa con una tecnica di messa in scena che denota grande modernità e suscita sempre ammirazione, abbinata a una suddetta e costante qualità recitativa.
Voto: 7½.
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