Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film
Primo film sonoro girato da Ozu nel 1936. È uno dei suoi primi drammi familiari, che diventeranno tipici nella fase matura della sua opera, mentre negli anni del muto il regista si era dedicato soprattutto a commedie che omaggiavano modelli americani come quelli di Lubitsch. "Il figlio unico" racconta di una povera vedova che fa tanti sacrifici per pagare gli studi all'amato figlio unico Ryosuke; quando anni dopo si recherà a Tokyo per una visita, la donna si ritroverà di fronte a una realtà molto deludente, poiché il figlio per andare avanti ha dovuto accettare molti compromessi degradanti, ma quando tornerà al paese fingerà che tutto vada per il meglio. È un film di tono amaro, malinconico, girato con quello stile "contemplativo" fatto di macchina fissa e angolazioni dal basso, ad altezza "tatami" che il regista riproporrà in quasi tutti i film successivi. In particolare la trama ricorda quella del successivo "C'era un padre" del 1942 con Chishu Ryu, anche se qui la storia è filtrata da un'ottica femminile di madre, mentre li risulta dominante il rapporto padre-figlio. Il Mereghetti gli assegna 4 stelle su 4, e forse stavolta è un giudizio un po' eccessivo perché il film spinge un po' troppo sul pedale del patetismo nei confronti fra la madre delusa e il figlio che si sente in colpa, non arrivando nel complesso all'intensita' di "C'era un padre" anche se resta comunque un'opera molto pregevole (anche il critico Noel Burch nel suo saggio "To the distant observer" lo reputa il risultato supremo di Ozu). Visto su Fuori orario di Ghezzi.
Voto 8/10
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