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Storia immortale

Regia di Orson Welles vedi scheda film

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La recensione su Storia immortale

di Antisistema
8 stelle

Anche se refrattario infine anche Orson Welles deve tener conto dello scorrere del tempo e piegarsi all'uso del colore, che secondo il suo parere esaltava il set, ma toglieva al contempo fascino agli attori, che non offrono prestazioni memorabili, la realtà dei fatti gli dava e gli darà torto, ma un autore formatasi con il bianco e nero, avendo in mente l'espressionismo tedesco come baricentro estetico, spinto sino agli eccessi barocchi, il colore indubbiamente toglie fascino ed in effetti in Storia Immortale (1968), la fotografia di Willy Curant è un po' banale nelle scelte di luce, a momenti oserei dire anche piatta nel taglio delle riprese, data anche la produzione televisiva francese (uscì infatti prima in TV e poi solo dopo al cinema), il che un po' spiazza visto che Orson Welles fino ad allora era riuscito a non avere mai critiche sotto il profilo tecnico, nonostante l'esiguo budget ed i problemi produttivi che hanno attanagliato molte sue opere. Tratto da un'opera di Karen Blixen, l'anziano miliardario Mr.Clay (Orson Welles), incarna l'ennesimo titano Wellesiano, chiuso in un'eterna solitudine di dolore, in compagnia solo del fido segretario Levisnky (Roger Coggio), il quale allieta il padrone con le continue letture dei libri contabili testimoni tangibili delle ricchezze accumulate, poiché per Mr. Clay, le uniche cose che contano sono i fatti accaduti e non le storie di finzione.

L'ambizione dell'anziano uomo è quella di far accadere una storia tramandata da tempo oralmente, riguardante un marinaio che in cambio di 5 ghinee datagli da un ricco signore, passa la notte con una donna e così Mr Clay, con l'aiuto di Levinsky, si prodiga nel cercare un marinaio giovane e la bella donna con cui inscenare la storia trasformando l'irreale in reale.

 

Orson Welles

Storia immortale (1968): Orson Welles

 

La pellicola segna l'ennesimo tentativo del titano di poter plasmare la realtà e l'arte muovendo i soggetti del racconto come se fossero burattini nelle sua mani, in caso di riuscita Mr. Clay diventerà un vero e proprio demiurgo, che potrà trovare pace raggiungendo la sua "Rosebound", assurgendo così ad uno stadio superiore, avendo il potere di far accadere ciò che fino a quel momento era finzione.

Il marinaio Paul (Norman Eshley) e la donna bellissima (Jeanne Moreau), sono i protagonisti della storia messa in scena dal miliardario/regista Mr. Clay/Orson Welles, che sfrutta i bisogni altrui per soddisfare il proprio ego titanico, tramite due figure prive di una propria identità, poiché il marinaio ha bisogno di soldi per comprare un'imbarcazione, mentre la donna è la figlia dell'ex socio che Mr. Clay ha beatamente mandato in rovina constringendolo al suicidio, la quale si presta a tutto questo in cambio di 300 ghinee con la rassicurazione da parte di Levinsky che qualunque cosa accada, oramai il destino di Clay è segnato.

La messa in scena di matrice quasi teatrale nella staticità della location, privilegia tonalità calde con colori talvolta forti come il rosso, dando alla messa in scena connotati onirici da favola orientale in corso di stesura (la vicenda è ambientata a Macao, in Cina), dove l'inchiostro è dato da Paul e Virginie, dove il corpo di quest'ultima trasuda un forte erotismo (Welles è un regista poliedrico) e la penna è tenuta in mano da Clay, che dietro al velo che circonda il letto contempla compiaciuto la sua creazione. 

La creazione artistica non può essere subordinata alla materialità per metterla in scena (le ghinee), né può essere gestita integralmente dalla volontà del suo creatore, perché non tiene conto del pensiero dei soggetti protagonisti, quindi il destino non può che essere la sconfitta.

Storia Immortale rappresenta l'ennesimo tassello riuscito della filmografia del suo grande autore, non all'altezza però delle sue opere precedenti per via dell'impianto estetico che poggia troppo sulle inquadrature per rendersi interessante e del Welles attore forse eccessivamente piacione nella sua staticità calcolata con il pilota automatico, ma tutto sommato il giudizio è più che ottimo, livello che le produzioni televisive odierne se lo sognano la notte.

 

Roger Coggio, Jeanne Moreau

Storia immortale (1968): Roger Coggio, Jeanne Moreau

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