Regia di Corrado Ceron vedi scheda film
Milo (Guanciale), architetto a cottimo che fatica ad affermarsi, ma che ha uno straordinario talento ai fornelli, e Nadia (D'Amico), aspirante scrittrice capace di lasciare un lavoro dopo l'altro, stanno insieme da quindici anni. La loro è una relazione stanca: Milo è ancora innamorato di sua moglie; lei lo sopporta a malapena. Così, lui decide di scriverle sotto le mentite spoglie di un altro, per riaccenderle interesse e passione. Funzionerà ancora quell'espediente cominciato in forma anonima sui banchi di scuola?
Tratto dal bestseller di Matteo Bussola, il secondo lungometraggio di Corrado Ceron patisce l'ingenuità di un'ambientazione artefatta (tutti gli attori sembrano dei romani in gita nella Verona degli anni Novanta) e di qualche deviazione per nulla funzionale al racconto (i toni saturnini di un Paolo Rossi commerciante di modellini di treni). Funziona decisamente meglio il montaggio a patchwork, che si concentra su tre momenti della vita della coppia: quello dell'età adolescenziale, consegnata a due attori irricevibili e per nulla somiglianti ai protagonisti (forse il limite maggiore del film); quella della fine ormai prossima e quella di una stagione di mezzo, con gli immancabili alti e bassi. La chiave del film rimane quella della scrittura: un espediente che trova la sua forma atavica nel Cyrano de Bergerac di Rostand e che è stato già adottato nella settima arte in opere come Scrivimi fermo posta. Così, se la prima parte incede in maniera più legnosa, a mano a mano che si incede verso l'epilogo aumentano anche i battiti cardiaci dello spettatore, inevitabilmente portato a fare il tifo per il povero Milo, supereroe capace di avere attenzioni per la sua amata Tutti i santi giorni.
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