Regia di Michela Andreozzi vedi scheda film
Maddalena ha passato la trentina, è di estrazione cattolica, non è particolarmente bella; ha un lavoro frustrante e senza prospettive, ma il suo principale cruccio è di non riuscire a trovare un uomo che le vada bene. Ecco dunque che le si materializza la pornodiva Valentina Nappi per darle tutti i consigli del caso, tipo “toccagli il pene” o “il romanticismo è un anale sotto le stelle”.
Perché il cinema italiano si è ridotto in questo stato? Come, lo sappiamo. Ma la domanda più ficcante è “perché”: pare proprio che questa continua involuzione alla ricerca dei minimi termini sia dovuta anche a una ferma volontà. La volontà di non rischiare, la volontà di non sorprendere il pubblico, di non destabilizzarlo, di dargli quello che chiede (o che si pensa che chieda); la volontà di arrivare a un facile incasso basso, ma sufficiente a ripagare le spese del lavoro, piuttosto che di mirare in alto, osando qualcosina di più; la volontà di ridurre gli standard artistici a un alzo zero che renda una commedia di costume, come questa vorrebbe essere, comprensibile anche al più distratto e – perché no? – stupido degli spettatori. Pensati sexy non va da nessuna parte, e lo fa sistematicamente: comincia con un andamento blando, prosegue in maniera sonnolenta e tra una battutina da risate sotto i baffi e l'altra giunge a un lieto fine quantomeno illogico, appiccicato senza alcuna fantasia. Senza alcuna fantasia è l'idea di una pornodiva (Valentina Nappi, non male come attrice a tutto tondo) che suggerisce tecniche di seduzione a una ragazza qualunque che si sente inadeguata; ma potrebbe diventare una buona base di partenza, senz'altro, se i consigli della donna avvezza alle pratiche sessuali più estreme utilizzassero il debito gergo e non si limitassero a banalità e vaghi riferimenti farciti di termini da manuale di anatomia. No, non è così che si parla sul set di un film porno e, quanto più conta qui, non è così che si parla nella vita reale: ecco, in questo film manca la vita reale, manca la realtà. E quel che di buono c'è, finisce inevitabilmente per perdersi: le scelte di casting, per esempio, che fanno leva su una brava Diana Del Bufalo come interprete principale e, al suo fianco, sui vari Raoul Bova, Angela Finocchiaro e Alessandro Tiberi. Nel copione scritto dalla regista Michela Andreozzi insieme a Daniela Delle Foglie, poi, non possono mancare stereotipi grossolani come la ribellione della protagonista di fronte ai suoi datori di lavoro, con la classica piazzata in pubblico nella quale sì, lei si farà anche licenziare, ma oh! Se gliene ha cantate quattro, accidenti! E, sempre tra le scelte fatte col pilota automatico, va ricordata indubbiamente quella di inserire la scena di stand up comedy, quella novità americana che va così tanto di moda oggi anche qua da noi, signora mia: che disastro. 1,5/10.
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