Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film
Un regista importante, discusso, impegnativo, per un film seducente, irritante, sorprendente. Un esercizio di regia, un viaggio nell’arte, un reportage dalla storia. Tutto come guardato in diretta, senza stacchi, in un unico piano sequenza in soggettiva che dura quanto il film. Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo. L’obiettivo della macchina da presa digitale è l’occhio di un visitatore sconosciuto, guidato nei saloni del grande palazzo da un diplomatico straniero che gli fa strada, gli illustra i quadri, assiste con lui alle apparizioni di personaggi storici, fantasmi di un passato perduto e resuscitato, Pietro il Grande con la frusta che insegue un generale, Caterina II che cerca una toilette, l’ultimo zar che mangia con la famiglia senza preoccuparsi dei bolscevichi, fino a un coinvolgente, meraviglioso, fantastico ballo finale, del 1913, di prima della rivoluzione, dove centinaia di persone, militari, aristocratici, bellissime signore, orchestrali, funzionari, affascinanti giovinette, uomini di governo si accalcano e danzano prima di discendere lungo un immenso scalone inghiottiti da un’altra storia che li caccerà dalla storia. Nostalgia, sogno, memoria, oblio, lontananza, ricordo, malinconia: magico Sokurov.
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