Regia di Jessica Hausner vedi scheda film
La Hausner fa pochi film, ma quando si decide a raccontare le sue storie al limite fra realtà e misticismo, difficilmente lascia indifferenti. In fondo la Hausner è un Seidl che ce l'ha fatta, nel senso che il suo compatriota, decisamente più bravo, è rimasto (e rimane) nella nicchia mentre lei, rubacchiando un po' la sua idea di Cinema, è riuscita a farsi notare un po' di più. "Club Zero" ricalca lo stile della Hausner ed è una riflessione molto stilizzata, geometrica, su di un mondo, l'attuale, in bilico fra la realtà e un misticismo da due soldi, veicolato qui da una "cattiva" maestra, rappresentazione fisica di una qualunque panzana circolante in internet. Un'opera meditata, lenta, tinta in colori pastello, con una ricerca particolare delle inquadrature, che inquieta quasi da subito. Una scuola d'elite, un'insegnante di educazione alimentare flippata e un pugno di ragazzi, che vengono inevitabilmente manipolati dalle sue parole, dal suo estremismo. Un po' quello che avveniva nel film "L'Onda", per chi se lo ricorda. Qui c'è in ballo lo scontro fra una nuova fede, che predica l'astensione assoluta dal cibarsi come arma contro i "poteri forti", semplificando, e la scienza, considerata dall'insegnante, poco più che una stregoneria. Tutti temi profondi e complessi, che la Hausner sceglie di affrontare in modo un po' didascalico ma netto, provocando nello spettatore ripugnanza o, chissà, consenso. Un film assolutamente da vedere, sincero e recitato bene, che però scivola in una certa ambiguità di fondo, a mio modo di vedere, che, questa sì, mi ha un po' urtato. Come già scritto, fra il Cinema di Seidl e quello di Lanthimos. Non per tutti.
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