Regia di Brian Koppelman, David Levien vedi scheda film
CI SONO ALCUNI FILM CHE SE NON FOSSERO INTERPRETATI DA ALCUNE “FACCE” D’ATTORI NON AVREBBERO ALCUNA RAGIONE D’ESISTERE. Un esempio? Il film “compagnie Pericolose”, scritto e diretto da Brian Koppelman e David Levien, che avevano già sceneggiato, sempre in coppia, “Rounders - Il giocatore” di John Dahl.
Bisognerebbe annotare i nomi di Barry Pepper, Seth Green, Andrew Davoli e Vin Diesel, i protagonisti del film che, nel ruolo dei figli di potenti malavitosi, proveranno in tutti i modi, ma con scarsi risultati, di entrare nel tradizionale e onesto mondo del lavoro con un cognome scomodo e una parentela “pericolosa” che sicuramente non li facilita. Ad avvalorare maggiormente la sopracitata tesi, basti ricordare la presenza nel film di altri due grandi attori che con le loro “facce” hanno salvato dal dimenticatoio moltissimi film: Dennis Hopper e John Malkovich.
L’uno nei panni del gangster boss Benny “Chains”, e l’altro nel ruolo dell’ambiguo braccio destro Teddy Deserve, seguono le disavventure delle giovani “matricole” alle prese con una valigia piena di soldi smarrita e da recuperare.
Ambientato tra New York e il Montana, “Compagnie Pericolose” ha il ritmo scanzonato di “Pulp Fiction” ed i tempi serrati e chiusi de “Le Iene”. Forse si deve al produttore della pellicola Lawrence Bender il prepotente richiamo a echi, suggestioni e atmosfere tipicamente “tarantiniane” (Bender stesso ha infatti curato la produzione di quasi tutti i film di Quentin Tarantino), ma sicuramente è frutto personale dei registi Koppelman e Levien il tocco ironico, divertito ed esageratamente ma volutamente caricaturale, che fanno di una semplice storia di balordi malavitosi una involontaria parodia di un genere che fa fatica a trovare nuovi profeti
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