Regia di Luc Besson vedi scheda film
Douglas (Landry Jones) vive in un riparo di fortuna insieme a un numero sterminato di cani che, fin da quando era piccolo, sono la sua salvezza e la sua famiglia. Con un passato di insostenibili soprusi da parte del padre alle spalle, che lo hanno lasciato su una sedia a rotelle, Douglas ha imparato la lingua dei quadrupedi, che rispondono impeccabilmente ai suoi ordini al punto da diventare i suoi complici nei furti che gli permettono di sbarcare il lunario, quando non si esibisce come drag queen dalla gran voce in un locale. Ma un ispettore dell'assicurazione che indaga sulla sparizione dei preziosi ha fiutato il suo gioco e Douglas dovrà trovare il modo per disfarsene.
Raccontato nella forma di un dialogo tra una psicologa carceraria e il protagonista all'interno di una cella di sicurezza, il film scritto e diretto da Besson segue la traiettoria esistenziale del protagonista puntellando il confronto verbale con una serie di incisi ben piazzati che ricostruiscono l'intera vicenda, lotta contro la malavita compresa, con tanto di divagazioni umoristiche. Tra citazioni shakespeariane, transgenderismo e filosofia esistenzialista dispensata senza protervia, Dogman si dipana in quella miscela di tenerezza e dolore che non ti aspetti (la violenza rimane quasi sempre fuori campo), ricalcando ancora una volta la formula di Leon, il capolavoro di Besson: quella dell'antieroe solitario e scaltro che riesce a prendersi cura di chi è in difficoltà e della parte non umana della natura (lì, una pianta; qui, i cani). È così che il regista francese mette a segno uno dei risultati migliori di una carriera ondivaga.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta