Regia di Luc Besson vedi scheda film
Unico difetto: si fidano degli umani...
Da non confondere col buon Matteo Garrone, DOGMAN di Luc Besson.
Douglas, drag queen con tantissimi cani, viene fermato dalla polizia. Davanti a una psicologa criminale racconta tutta la sua storia, dall’infanzia difficile e travagliata alla sua ascesa come Dogman, un “paladino della giustizia” dei cani e dei bisognosi.
Partiamo dal fatto che Caleb Landry Jones è un attore della madonna in grado di essere molto interessante soprattutto da travestito e, forse, una donna mancata. In più interpreta un personaggio molto sfaccettato: disturbato e traumatizzato, ma intelligente e lucido al tempo stesso. Molto più a suo agio quando si trucca e canta, visto che è lì che si toglie la maschera dove non si riconosce. Grande amante di Shakespeare, ma soprattutto dei cani dove ha un legame empatico e quasi simbiotico, al punto che diventano delle sue estensioni e assistenti, dato il suo handicap alle gambe.
In più almeno 4 volte si avrà una marea di tensione, specie nelle scene con più azione, oppure con suo padre e suo fratello che al 100% staranno pienamente sul cazzo a tutti.
Per non parlare del senso di rubare ai ricchi come distribuzione della ricchezza contro di loro che fanno le leggi per tenere a bada i poveri in un mondo macista e conservatore dove il diverso è ritenuto sbagliato, discriminato e peggiore del normale.
L’azione è girata bene, l’ironia c’è a tratti e bella spessa con un Luc Besson più in forma e più gender che in passato che ci regala un’opera con musiche veramente fighe e ben orchestrate e una fotografia che parla da sola tra un atto e l’altro. Finale simbolico e pregno d’interpretazione.
Forse la parte con l’agente assicurativo è l’unica un po’ troppo allungata e quasi filler che fortunatamente viene abbastanza liquidata.
A fine film ho pensato che se questi cani addestrati andassero all’anffas, agli uffici postali e al comune leverebbero di culo tutti gli impiegati nel giro di un giorno, sicuro!
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