Regia di Danny Philippou, Michael Philippou vedi scheda film
Parla con Me fu un programma satirico diretto da Igor Skofic e condotto da Serena Dandini e Dario Vergassola che lo scrissero con Mattia Torre, Andrea Salerno ed altri portandolo avanti dal 2004 al 2011: a settembre di quell'ultimo anno non fu rinnovato dai vertici RAI e due mesi dopo il Berlusconi IV cessò di esistere. Ma questa è un'altra storia.
In fondo non tutto è da buttare di questo “Talk to Me”, esordio cinematografico dei gemellini trentenni Danny & Michael Philippou (col primo che redige la sceneggiatura con Bill Hinzman basandosi s’un soggetto di Daley Pearson), in pratica i “Me Contro Te” australiani (con nel metaforico sangue tracce non di fiocinatori di pesci spada al suon di scacciapensieri e in odor di picciotteria, ma d’una gloriosa stirpe di ex galeotti ripulitisi in stupratori di canguri), rackarackanti da un decennio su YT (e fra noi e loro in questa tenzone antipodica pari e patta è) e qui debuttanti sotto l’egida di Samantha Jennings & Kristina Cayton che con la loro Causeway Films finanziarono “Babadook” [set sul quale i due registi ebbero al tempo la loro prima "work experience" maistream debuttando come aiuto-macchinisti/elettricisti/trovarobe/schiavi/merde: ma il problema in questo caso non è la tecnica (fotografia di Aaron McLisky, montaggio di Geoff Lamb e musiche di Cornel Wilczek), quanto piuttosto la scrittura e, se non il (mis)casting, la direzione degli attori, alcuni dei quali bravi: oltre a Miranda Otto, ad esempio, le due protagoniste Sophie Wilde e Alexandra Jensen, più quelle facce da caratterista di Joe Bird e Zoe Terakes], a cominciare dal fatto che decide di lavorare maggiormente sul perturbante piuttosto che sui jump scare (ed è molto “It Follows” - anche se in questo caso gli adulti rivestono un ruolo importante - in ciò, vale a dire serioso, ma superficiale), per poi proseguire cronologicamente, dal post-♠-prologo [molto bella - nel senso che rende bene lo scarto comunicativo tra i due personaggi - la scena all'inizio tra padre e figlia, con l’uomo che, posto fuori fuoco tra il secondo piano e lo sfondo, inizia (più per distrazione dovuta al sovrapensiero che per una scelta dettata da logiche coscienti) a parlare alla ragazza, messa in primo piano, proprio solo quando questa riattiva lo scrosciare dell’acqua del lavello, rendendosi così stupidamente (e/o malignamente) da lei quasi inudibile] all’epilogo ♥ greco (“Σε αφησα να μπεíτε!”), passando (da Monkey Paw a Human Hand) per un feticista momento d’imbarazzo ♣ per procura (cringe/fremdscham) e un cannibalico “glitch” saturnino/ugolinesco in versione ♦ medeica.
{♠}
{♥}
{♣}
{♦}
* * ¾ - 5.75
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