Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Un chimico di prima grandezza (Harrison Ford), professore universitario col complesso di un padre più bravo di lui, sta portando a termine una ricerca importantissima per la sua carriera quando la moglie di seconde nozze (Michelle Pfeiffer) comincia a denunciare incomprensibili fenomeni dispercettivi. Fantasia o realtà? A seguire la trama scritta da Clark Gregg i sospetti prima convergono su un vicino di casa, quindi l'asse si sposta sul paranormale, per finire nel grandguignol degli ultimi venti minuti di questo lungo film (oltre 2 ore e mezza). La donna, che vive in una enorme casa di rimpetto ad uno dei grandi laghi del Vermont, vede infatti le porte aprirsi da sole e scricchiolare, le cornici rompersi, il computer accendersi da solo. L'aiuto dello psicanalista non le giova, quello di un'amica neppure. Decide così di mettersi in contatto con lo spirito del fantasma che comincia ad apparirle sempre più spesso e scopre così che il marito ha avuto una tresca con una studentessa che si era affezionata un po' troppo e che per questo era stata eliminata. Dopo avere compreso che la moglie ha scoperto la verità, il marito perfetto si trasforma allora in un sadico killer, pur non riuscendo a compiere il secondo omicidio.
Girato con maestria sopraffina, interpretato splendidamente (soprattutto dalla Pfeiffer), percorso da una tensione da pelle d'oca, scandito da colpi di scena a non finire, il film di Zemeckis ha soprattutto un merito: quello di riuscire a raccontare l'abreazione attraverso un plot narrativo che sembra prediligere la strada del paranormale. La figura del mosaico, alla fine, si ricompone: ma sullo sfondo rimangono troppo evidenti le tracce dei depistaggi narrativi (con tanto di richiami a La finestra sul cortile di Hitchcock e ad Angoscia di Cukor), elementi pletorici in una trama che non richiedeva tanta sovrabbondanza.
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