Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Il film è del 1971, non del '73. personalmente, lo trovo tra i migliori di Bellocchio, non "appena sufficiente" (migliore almeno de Gli occhi, la bocca). il suo simbolismo sovraccarico, che è in realtà quasi concretismo, lo pone in diretta continuità con il fragoroso esordio di Bellocchio. l'irrisione ridicola a sua volta di un'istituzione opprimente, una delle diverse istituzioni che Bellocchio tenterà di capire, e smantellare, lasciando leggeri tocchi di indulgenza poetica. e necessaria. l'alterità di Yves Beneiton e la stilizzazione feroce degli ecclesiastici sono poste l'una contro l'altra e accorpate in un mondo già decomposto, di mortuarietà spezzata da esangui grida aliene (quelle di Transeunti, demoniaco, tirannico, debole proprio per la sua impossibile programmaticità). sono attratta dal cinema di Bellocchio, anche dal suo linguaggio fatto di simboli totemici, che è il suo limite e la sua forza
Piovani si sbizzarrisce in una delle sue marcette con impercettibili e inquietanti distorsioni, così ricco melodicamente e strutturalmente, così lontano dalle ultime stucchevoli partiture per Roberto Benigni
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