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Le strade del male

Regia di Antonio Campos vedi scheda film

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La recensione su Le strade del male

di MrCarrey93
7 stelle

La prima parte sembra preannunciare una sempre più corrosiva critica nei confronti della religione, con alcuni affondi piuttosto arditi, a conti fatti quella intenzione si rivela più essere un colpo a salve (cit.) che una sanguinante ferita sull'impenetrabile integrità della fede cristiana. Il discorso va man mano a sfumarsi, generalizzandosi e toccando altri luoghi di provenienza, oltre la fede il male può essere il prodotto della famiglia, frutto dello spirito di conservazione di questa, è figlio dei valori e delle tradizioni acquisiti da una figura paterna, nasce da un bisogno di autodeterminazione e di scalata professionale, nasce (a voler un pò forzare l'interpretazione) anche dall'arte, da una deviata passione fotografica, e ancora e ancora. Poco importa, qualunque sia la sua provenienza, questo male, che subdolo continua a strisciare imperterrito nella vita di certe persone, quel male generatosi dal bene e il destino beffardo (la morte) che ne consegue a cui alcuni sono indissolubilmente legati, ha qui nella sua raffigurazione romanzata delle punte di acume che lasciano spazio a stuzzicanti riflessioni, con risvolti a delle volte inquietanti, altre pure divertenti. La regia di Campos azzecca infatti alcune sequenze incalzando la narrazione a suon di decessi e impostando una buona atmosfera nefasta tra il cupo e un pizzico di grottesco, e quindi saggiamente non prendendosi mai del tutto troppo sul serio, il problema è che tutto queso non gli riesce sempre e quando non gli riesce bene, questo barcamenarsi a destra e sinistra, sembra più il tentativo di rifuggire da una potenziale esecuzione originale che sia un pelo più intelligente e sagace, aggrappandosi di riflesso furbamente (o pigramente) a registri già esistenti, prima fincheriani poi smaccatamente più coeniani (ma c'è anche Tarantino), e lasciando in noi per questo la sensazione di una certa indecisione di approccio alla materia, e poi l'amaro in bocca per non aver scavato con convinzione e personalità nel tentativo di far emergere tutto il marciume di una vicenda che senza ombra di dubbio tra le pagine del romanzo a cui si ispira ha avuto tutt'altra incisività e brutalità.
Forse la colpa più grande de "Le Strade del Male" è quella di avere dei protagonisti cattivi e non essere un film malato.
Certo durante la visione la presenza "del male" (the protagonist) si insinua continuamente sottopelle, ma non ha la forza di attecchire come un cancro nel profondo dell'organismo, non sentiamo la puzza del marcio, della putrefazione, come la sentono alcuni personaggi protagonisti, mancando quelle sensazioni che forse uno spettatore un filo più sadico (o masochista) vorrebbe avvertire insomma.
Ciò nonostante complice soprattutto di un cast ai suoi massimi livelli (un Pattinson in continua crescita che si destreggia brillantemente alle prese con il personaggio più viscido e scomodo) questo "Le Strade del Male" sa sempre come appassionare nelle sue 2 ore e 18 minuti di durata, senza mai trovare un momento di stanca. Dopotutto il male ha sempre il suo fascino.

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