Regia di Anthony Russo, Joe Russo vedi scheda film
In “Cherry” funziona solo Tom Holland. Il film potrebbe addirittura offrirsi come involontario banco di prova per testare le sue capacità attoriali. Dal dramma adolescenziale, al war-movie e per finire al droga-movie, l’attore ha modo di esibire mille sfumature di versatilità. Ma al di là di questo, l’ultima fatica degli altrove gloriosi fratelli Russo è un accumulo di luoghi comuni senza rilettura, senza personalità e senza cinema. “Cherry” è post-moderno ammuffito (l’approccio pop alla narrazione è tremendamente vecchio, le onomatopee a caratteri cubitali durante l’addestramento militare sono cose già viste e straviste) formato extralarge. Inizia come un teen-drama, tanto caricaturale da destare il sospetto di essere una consapevole rilettura e rivisitazione degli stereotipi di un genere, pronto per essere rivoltato da un momento all’altro. Invece, col trascorrere dei minuti, questo non succede mai e il film ripropone polverosi cliché di ogni territorio cinematografico battuto (il cinema di guerra nella parte centrale e il “drug movie” in quella finale).
I fratelli, forse impazienti di scollarsi di dosso l’etichetta di “registi della Marvel”, realizzano un’opera del tutto antitetica al genere che li ha resi famosi e che si vorrebbe più intimista e più “piccola”, come a voler dimostrare capacità anche al di fuori del blockbuster spettacolare. Non sarebbe potuto andare peggio questo tentativo, soprattutto dal momento che gli autori spingono sul pedale dello squallore e della degradazione quando affrontano il tema della droga, con il solo e deprecabile obbiettivo di colpire la pancia dello spettatore. Bocciato – giustamente – pressoché dovunque, “Cherry” è l’estenuante (142!) ritratto di un nulla cosmico. Se non è il peggior film dell’anno poco ci manca.
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