Regia di Antonio Brandt (Monte Hellman) vedi scheda film
Solido e professionale spaghetti western che vede coinvolto innanzi tutto uno dei maestri del genere degli anni '60/'70, quel Monte Hellman che e' la sintesi e la personificazione del cinema indipendente che non rinuncia agli attori di grido, quel cinema che non si tira indietro davanti alla prospettiva di trasferirsi nella vecchia europa se riesce a trovare i finanziamenti necessari per potersi esprimere.
Un cacciatore di teste condannato a morte viene salvato proprio alle soglie del patibolo con l'estorsione dell'incarico da parte dei bifolchi proprietari della societa' ferroviaria di andare ad eliminare un anziano contadino che si rifiuta di cedere la propria terra ove deve scorrere la nuova via ferrata. Storia d'amicizia virile che si guadagna quella definizione poco a poco, storia d'amore contrastato tra il bel protagonista (un Fabio Testi con un grand phisique du role che non lo fa sfigurare al confronto col primo rigidissimo e altrettanto prestante Eastwood) e la troppo giovane e splendida moglie del vecchio (un Warren Oates efficace e monoespressivo come e piu' del solito); storia di duelli, sparatorie e tentativo di riscatto dallo strapotere delle grandi societa' che dimostra come questo sia un tema sempre di attualita', nel west e oggi come mai.
Una bella ed efficace colonna sonora di Pino Donaggio impreziosisce ulteriormente la confezione.
Western terminale di un'epoca che stava nostalgicamente volgendo alla fine dopo un ventennio di successi strepitosi, che si pregia oltretutto di una fantastica insolita apparizione cameo di quel Sam Peckimpah che purtroppo, pure lui, stava avvicinandosi alla fine.
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