Regia di Jean Negulesco vedi scheda film
Avvincente melodramma congegnato dall'eccellente Jean Negulesco.
Non due piccioncini avvinti da un bruciante amore galeotto, ma due coniugi in profonda crisi da molto tempo: è attorno a loro che si articola il dramma fittizio del 1953 a bordo del transantlantico più famoso della storia. Julia vorrebbe riportare i due figli negli Stati Uniti perché stanca della pomposità delle feste in Europa; il marito Richard è il solito personaggio di Clifton Webb, affettato pigmalione amante del bello e del superfluo, che si picca di aver plasmato dal nulla Julia, donna del popolino, ed ora vorrebbe imporre il medesimo trattamento ai due figli. Il melodramma scorre rapido come il Titanic, fra piazzate, rivelazioni sconvolgenti, ripudi, fino all’inevitabile tragedia finale, che fa apparire piccolo piccolo tutto quanto il resto. C’è spazio quindi per la redenzione di Richard, che in una sola ora passa da annoiato perdigiorno ad eroe del dramma, c’è spazio per addii, riconciliazioni, roboanti discorsi, toccanti scene d’affetto tra padre e figlio, tutto condensato in quell’infinitesimo lasso di tempo che li separa dall’abisso del fondo dell’oceano. Particolarmente indovinata la scena finale, priva di connotati apocalittici, nella quale i disgraziati rimasti a bordo della nave intonano il canto religioso “Nearer, my God, to thee”, legati da un vincolo di tragica fratellanza. Gigantesco Clifton Webb, che mette in ombra persino Barbara Stanwyck.
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