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Lo strangolatore di Boston

Regia di Richard Fleischer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo strangolatore di Boston

di luca826
8 stelle

VOTO 8+ MALATO (Tv 18 Maggio 2011)
Chi è un savio? E' una persona che non è rinchiusa in un manicomio...

La solitudine, la città, la bestialità, il male, noi. Boston (ma potrebbe essere qualunque altro luogo) non è mai inquadrata in un campo totale, in uno scorcio caratteristico, come il thriller è solo una traccia. Infatti la società basata sulla convivenza civile ed il controllo degli istinti violenti e primordiali sono il pilastro dell'intento sociologico intrapreso dal regista. Per quasi un'ora inseguiamo il maniaco in un mondo schifoso (lo afferma anche un detective, come dargli torto...), senza avere punti di riferimento, se non nell'arguzia di Henry Fonda (interpretazione titanica la sua) e nella perversione del serial killer. E poi, dopo 58 minuti entra in scena Tony Curtis (altro titano), seduto, l'ambiente è famigliare, due bimbi giocano, una donna è in cucina, la tv trasmette i funerali di JFK. E' la svolta, il racconto si rovescia, lo sconforto diminuisce, sembra esserci chiarezza, ma dopo poche inquadrature la trama ricomincia inesorabile, le paure dopo averci circondato ora penetrano nella psiche, raggiungendo profondità degne di capolavori blasonati come Il silenzio degli innocenti. Il viaggio è chiaramente nei meandri della mente umana ed il risultato è sempre imprevedibile. Troppo duro e austero per essere un film di genere, troppo serrato e crudo per non coinvolgere totalmente, questo The Boston Strangler è uno dei punti più alti della carriera di Fleischer, abile padrone della messinscena e dell'intreccio, capace di ribaltare visioni e non mollare mai la presa di un millimetro, inventando (e osando, rischiando anche lo stucchevole) con lo split screen, rifiutando la colonna sonora a favore del rigore e della tensione narrativa. E' bene anche ricordare la data di realizzazione dell'opera, il 1968, subito dopo la Summer of Love, la rivoluzione sessuale, l'emancipazione, qui di solare c'è proprio poco, Eros e Thanatos all'ennesima potenza, l'uomo moderno è raffigurato come uno schiavo di fronte alle pulsioni istintive, tanto è vero che il carattere negativo della vicenda è simbolicamente e clamorosamente doppio.

La didascalia finale recita:
This film has ended, but the responsability for the early recognition and treatment of the violent among us, has yet to begin.

E il respiro di Albert De Salvo (morto pugnalato in carcere nel 73) circonda sempre più i nostri pensieri.

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