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A mano disarmata

Regia di Claudio Bonivento vedi scheda film

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La recensione su A mano disarmata

di Andreotti_Ciro
7 stelle

La vita professionale della giornalista d’inchiesta Federica Angeli, si mischia con quella personale quando da una sua intuizione nasce prima un’intervista con i membri della famiglia Costa, boss del litorale tirrenico, e in seguito una denuncia per minacce subite che la porteranno a dover esser messa sotto scorta.

 

Claudia Gerini riesce a calarsi con grande tenacia, grazie al coinvolgimento della stessa Angeli, nella parte della vera cronista di Repubblica, realmente posta sotto scorta dal 2013 a causa di minacce a scopo intimidatorio subite però non dall’immaginaria famiglia Costa ma dalla fin troppo reale famiglia Spada, perché di questo si parla, ovvero di una vicenda che nulla ha a che fare semplicemente con la finzione. Federica, nata e cresciuta a Ostia, intuisce che quella che potrebbe sembrare davanti a occhi inesperti una micro criminalità fatta di furti e qualche estorsione, nasconde invece le pieghe di un’associazione mafiosa capace di radicarsi sul territorio per impossessarsi di tutte le attività commerciali. La famiglia Costa, il cui membro di spicco, Giorgio, è impersonato da Mirko Frezza, ex detenuto ormai passato al mondo della recitazione e visto assieme a Marco Giallini nel serial Rai Rocco Schiavone, non esita a mandare alla giornalista ficcanaso ben più di semplici avvertimenti al punto di spingerla nelle braccia di una disperazione che assume le sembianze di una scorta per sé, ma non per la sua famiglia, con inevitabili ripercussioni sulla sua vita privata, fatta di certo di protezione ma anche di un inevitabile isolamento. Il regista Claudio Bonivento, passato con negli ultimi anni dal cinema d’intrattenimento a quello impegnato, confeziona con l’aiuto in cabina di sceneggiatura della vera giornalista, un film che rappresenta il perfetto trait d’union fra cinema d’inchiesta e documentario con voce fuori campo della Gerini e tempi di narrazione scanditi da date ed eventi reali che vengono modificati se non per alcuni dettagli e per dovere di finzione scenica. Il risultato finale è uno spaccato attuale della vita sul litorale Laziale e di come senza paura si possa anche fare ‘la nerista’ scoperchiando vasi di pandora che nessuno vorrebbe aprire.

 

Ogni attore entra perfettamente al suo posto dal comico Rodolfo Laganà in quello del capo storico della cosca mafiosa, fino a Maurizio Mattioli in quello di un politico incline alla corruzione, passando per Nini Salerno e Francesco Venditti, nei ruoli di un maresciallo dei carabinieri e di Massimo, marito di Federica e al suo fianco anche nei momenti più difficili. Pellicola di stretta attualità e che fa molto riflettere per quanto proprio la scelta di questo eterno bilico fra documentario e fiction lasci, a pellicola ultimata, decisamente perplessi.

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