Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
Ivano è un uomo delle pulizie impiegato in aereoporto. Divide la sua vita tra il lavoro ed una routine quotidiana, insieme ad una moglie che gli rimprovera l'impossibilità di darle un figlio. In seguito ad uno screzio con il facoltoso imprenditore vitivinicolo Diego Gardini, in procinto di prendere il volo per l'Australia, Ivano ed il suo collega Sabino rischiano il licenziamento. La salvezza, inaspettata, giunge sotto forma dello smartphone, che Diego dimentica in un bagno dell'aereoporto, ed i due trovano e decidono di utilizzare a loro vantaggio, sostituendosi all'imprenditore; Diego, un personaggio sprezzante, tronfio e spocchioso, scopre lo smarrimento del dispositivo solo dopo il decollo, e non può che chiedere aiuto ad una hostess che ha precedentemente maltrattato. La conseguente e lunga vicenda conduce ad una sorta di inversione delle parti, la quale mette nei guai Diego, il cui ruolo di primo piano nell'azienda di famiglia è desiderato da un cugino che approfitta dell'evento. Insieme ad Ivano e Sabino, Diego riesce a sistemare le cose, ma per farlo è portato a mettere da parte egoismo e tracotanza, e scoprire valori quali amicizia, gratitudine, amore e cura del figlio. Una storia complessa, ma raccontata con leggerezza, tanto da sembrare una favola, con tanto di inevitabile lieto fine. Ho trovato la visione piacevole, grazie alle prestazioni degli attori, i quali, man mano che la narrazione procede, si liberano degli "impacci" iniziali - sembrano veramente poco spontanei - e recitano in buona sintonia. Ho particolarmente apprezzato Pasquale Petrolo, nei panni di Ivano; Caterina Guzzanti, nel ruolo della polemica moglie, insoddisfatta della routine coniugale; Paolo Ruffini, che interpreta Diego, un personaggio che cresce moralmente a causa delle esperienza vissute. Nonostante le tinte da commedia "leggera", il regista tratta molte tematiche, alcune semplicemente accennandole, altre approfondendole. L'Italia della crisi e delle disparità sociali non può mancare; si parla della "conquista" cinese dell'economia nostrana; si biasima la dipendenza da smartphone e social networks della società contemporanea; si affronta il problema della mancata maternità, in un modo che ho trovato veramente stucchevole; da quanto il regista fa dire ai suoi attori, la cura di una così intima ferita non è anche nell'accettazione del fatto e/o nella ricerca della serenità in altri elementi che la vita può offrire, ma nella procreazione assistita; accessibile, però, solo per chi ha denaro. Non ho apprezzato ne' queste sequenze, ne' le altre nelle quali il regista tenta l'"educazione" dello spettatore, su questioni ormai banali e con argomentazioni difficilmente non condivisibili, evidentemente sottostimandolo. Altre - i duetti tra Sabino ed Ivano, il confronto con gli imprenditori cinesi - sono molto divertenti. Una discreta commedia, che avrei maggiormente apprezzato se avesse avuto in più un pizzico di cattiveria, e in meno gli intenti moralizzatori.
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