Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Il cinema è studio, ricostruzione, artificio, talvolta appare chiaramente inverosimile certo, ma rimane sempre un grande strumento di conoscenza e scoperta. In quanto tale, è in grado di restituire realtà genuine, naturalmente anche quelle che hanno a che fare con l'interiorità, le emozioni, l'amore, i rapporti umani. Il cinema come parte della vita dunque, capace di illuminarla e renderla grande. Lo sanno benissimo Wim Wenders e uno dei suoi più grandi maestri, nonchè profondo amico, Nicholas Ray, Nick come riporta il titolo di questo prezioso film. Il loro rapporto, prima ancora di essere caratterizzato dal fatto che entrambi sono registi e colleghi, è un legame fortissimo basato sull'affetto, la stima, la piena fiducia reciproca. Li vediamo intraprendere un viaggio artistico, di autocomprensione, importante e delicatissimo, tutto concentrato in un percorso sentito come necessario e ineludibile, e volto per l'ennesima volta a capire dove e come si sia giunti. Ed è Ray, gravemente malato, il protagonista di tutto ciò, in un nobilissimo tentativo di continuare a credere nella vita, di sentirne il bisogno e il valore, per "strappare un'ora, un'ora ancora al dolore e alla morte" (Pier Paolo Pasolini).
Devo dire che sono rimasto impressionato, nel vedere il film, dalla grande umanità di Nicholas Ray, un uomo gentilissimo, umile, pieno d'amore per le persone a lui care e che, per sua stessa ammissione, ha sempre voluto proporre al pubblico uno spettacolo che gli offrisse un più alto senso dell'esistenza.
La donna del bandito ("They Live By Night" è il bellissimo titolo originale, del 1949 ), Gioventù bruciata ("Rebel Without a Cause" del 1955) e Vittoria amara ("Bitter Victory" del1957) sono film che amo molto, fra i più belli e importanti che abbia visto. Mi permetto di dire, grazie davvero Nick.
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