La figlia quindicenne di Leonardo, stanca di vedere il padre ultracinquantenne sperperarsi nell'indecisione, manda un messaggio alle di lui ex per un rendez vous dopo decenni.
Questa rimpatriata d'educazione sentimentale sarà motivo di maturazione definitiva per il Nostro?
L'ultimo Pieraccioni torna alla poesia del Pesce innamorato del lontano '99 ma attenua le sferzate goliardiche per riflettere in modo sempre ludico e un po' più maturo sullo scenario contemporaneo (rapporto uomo/donna, padre/figlia, famiglia allargata, quota LGBT ecc.). Pieraccioni abbandona un aspetto del pieraccionismo e sembra guardare al primo Francesco Nuti (canta, bene, pure una canzone, tanto da confonderlo con Ron), in un film dalla durata giusta, trasognato e, a tratti, commovente.
La misoginia monicelliana è un ricordo del passato, qua sono le donne le vere protagoniste. Il regista infatti schiera una compagine di attrici notevoli, su cui svettano la magnetica Michela Andreozzi, ex affetta dall'Alzheimer che però sa individuare il bandolo della matassa: una nostalgia genetica, nella scena più commovente del film; e Antonia Truppo, l'ex in fase di transizione, strepitosa attrice napoletana con la battuta più bella del film "Due anni di ormoni farebbero cambiare anche il PD!", che padroneggia un accento toscano in modo magistrale (se credete che gli accenti siano cosa da poco, chiedete a un americano che deve snocciolare Shakespeare, poi ne riparliamo). Torna anche la simpatica Nunzia Schiano (Il paradiso all'improvviso, 2003) nel ruolo della signora Coscia, la vicina filosofa che duetta in modo tenero e materno col protagonista.
I dati del botteghino sono stati poco confortanti, forse perché si rimbrotta sempre il Pieraccioni per il pieraccionismo e poi non lo si premia quando tenta uno scatto in avanti.
The same old story.
Un'ora e 20 comunque gradevole.
Sì, abbiamo capito, vogliamo il Ciclone 2, ma... siamo sicuri sicuri di voler rivedere anche quell'ex?
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