Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film
Si esce fortemente provati dalla visione di quest’opera. Sopraffatto più volte da un’incontenibile commozione, non so se nel mio caso possa aver inciso un certo grado di immedesimazione nel particolare rapporto fra i due fratelli, unita alla parziale convergenza anagrafica e caratteriale con la figura di Enrico, fatto sta che mi sono trovato di fronte ad un film in cui lo strazio del dolore, costantemente proposto sul filo della retorica (senza mai esserne toccato), viene sublimato da un’intimità monumentale (ed il controllo del regista bolognese sulla materia formale è veramente prodigioso). Il rigore stilistico-compositivo accresce vertiginosamente la forza interiore dei sentimenti e delle incomprensioni fra i personaggi, a loro volta incastonati in un paesaggio “rosaiano” diretto a trasfigurare un afflato storico-politico. La nonna pare essere la sola dotata di un potere “unificante” e paradossalmente gli eventi la costringeranno ad una vita di impotente emarginazione. Mastroianni annichilisce ogni resistenza intellettuale, dando corpo ad un’indelebile introspezione dell’anima del protagonista, e Perrin è in stato di grazia nell’incarnare la triste innocenza di Lorenzo (il suo vertice in carriera). Se proprio dovessi fare un appunto a “Cronaca familiare”, lo individuerei nell’utilizzo non sempre consono della colonna sonora, tesa a tratti ad enfatizzare in maniera ridondante un’emotività già ineccepibilmente trasmessa dalla diegesi visiva. Nessuna riserva comunque nel definirlo un capolavoro appassionante, a lungo trascurato, in grado di posizionare (a buon diritto) il nome di Zurlini fra i grandi della storia della settima arte.
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