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Cronaca familiare

Regia di Valerio Zurlini vedi scheda film

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La recensione su Cronaca familiare

di Peppe Comune
8 stelle

Enrico (Marcello Mastroianni) riceve la notizia della morte del fratello minore Lorenzo (Jacques Perrin). Il triste evento gli da l'occasione per rievocare le tappe salienti di un'esistenza familiare contrassegnata dalla separazione dal piccolo fratellino e da privazioni di ogni tipo. Comincia dalla prematura morte della madre avvenuta venticinque giorni dopo la nascita di Lorenzo, quando insieme alla nonna (Sylvie) lo andavano a trovare alla "villa rossa" dove i contadini che lo avevo preso a balia se lo portavano appresso sul posto di lavoro. Il ricco Barone per cui lavoravano, commosso dalla triste storia di questo neonato, se lo portò a casa affidandolo alle cure del signor Salecchi (Salvo Randone), il maestro di casa, che da allora per Lorenzo  divenne "il babbo". Continua poi con il ricongiungimento dopo anni passati a condurre vite diverse fino alla dolorosa morte del fratello ritrovato.

 

 

Dal romanzo omonimo di Vasco Patrolini, Valerio Zurlini trae un film di algida bellezza, duro da digerire, triste e anticonsolatorio insieme, dove il dramma familiare della povertà e il peso insopprimibile di cicatrici difficili da rimarginare indirizzano tristemente le dolenti note di due esistenze in credito con il destino. “Cronaca familiare” (Leone d'oro a Venezia insieme a "L'infanzia di Ivan" di Andej Tarkovskij) tratteggia il rapporto di due fratelli ritrovatosi nella comune solitudine interiore, con gli stessi occhi assettati di serenità ma con un diverso approccio verso il mondo e una differente attitudine ad assorbirne gli sgarbi. Mentre Enrico sembra adagiarsi ad un'esistenza improntata all'andamento lento del giorno per giorno, è Lorenzo a portare addosso tutti i segni di questa sofferenza familiare, a rappresentare con la sua fragilità emotiva il fatto che il passato può essere come una zavorra che ti inchioda sempre al punto di partenza, impedentoti di anelare un pò di serenità senza sentirsi mortificato per aver osato chiedere così tanto. Enrico ha la rassegnazione di chi, avendo maturato una coscienza critica e avendo assaporato per intero l'amara esperienza della morte, nutre ormai poche speranze sulla possibilità che il corso della  propria esistenza cambi direzione. Ha un fratello minore da iniziare alla vita e delle memorie da sottrarre all'oblio e questo sembra bastargli per tirare a campare, per avere la certezza di non tradire i suoi sentimenti più puri. Lorenzo, invece, ha l'ingenuità di chi ha vissuto tutta l'infanzia lontano dalle intemperie, in un mondo freddo e ovattato, che lo ha accudito nella convinzione che niente c'è dopo di esso. La morte del Barone e la sopraggiunta condizione d'indigenza di "babbo" Salecchi lo restituiscono alla vita reale del tutto impreparato sulla conoscenza di tutti gli inganni che può riservare facendolo diventare il ritratto dell'inadeguatezza in un mondo che scopre essere poco conforme a quello che ha conosciuto sui libri. Si accorge quanto sia stata pesante l'assenza della madre, quanto avvilente conoscerne il volto soltanto in fotografia e quanto triste non poter cullare ricordi d'amore. Si aggrappa al fratello come all'unica cosa che gli restituisca la sensazione di non aver vissuto invano, di aver avuto un passato come tutti gli uomini e di possedere un presente su cui poter investire ancora. Al centro delle loro vite precarie c'e la nonna, che con la sua presenza discreta apre le porte all'illusoria pacificazione dei sensi generata dai ricordi e fortifica l'unione fraterna nel segno di una continuità familiare retta sulla reciproca richiesta d'amore. "Cronaca familiare" è un film di grande intensità emotiva, che tocca le corde del cuore senza scadere nelle facili trappole del patetismo di maniera, mantenendo un mirabile equilibrio tra l'essenza drammaturgica del testo scritto e la particolareggiata delineazione psicologica di due personalità avvinte da un destino avverso. Grazie alle interpretazioni a dir poco straordinarie di Marcello Mastroianni e Jacques Perrin e alla maestria stilistica di un maestro di cinema troppo maleducatamente trascurato. Un grande film.

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