Regia di Peter Marcias vedi scheda film
Importanti registi del "cinema del reale" parlano della loro arte e del rapporto con la società, mossi dalla visione dello straordinario L'ultimo pugno di terra, film di Fiorenzo Serra, del 1965, sulla realtà agro-pastorale sarda di quegli anni. Grande dichiarazione d'amore di Peter Marcias per il cinema e per le sue possibili aperture sul mondo.
Lo psichiatra e fenomenologo Eugenio Borgna celebra la poesia e la creatività artistica in generale in quanto strumento essenziale per la conoscenza dell’uomo, delle pieghe più nascoste e fragili dell’umanità. La lettura dei classici e la fruizione di un’opera d’arte può fornirci ciò che non troveremo mai nei più rinomati testi didattici. Concetto questo che è facile riscoprire nell’ultima opera di Marcias: Uno sguardo alla terra consente allo spettatore una poetica trasposizione nel tempo grazie ad un’appassionata e lucida ricerca sul documentario di Fiorenzo Serra L’ultimo pugno di terra, commissionato all’autore nel 1964 dalla Regione Sarda in occasione del varo del programma di Rinascita. Il film di Serra, unico ed esemplare per la portata socio-antropologica, per l’acutezza realistica e per la straordinaria resa filmica delle immagini e delle parole, trasuda proprio quella ricchezza poetica e quell’amore per l’arte operosa, artigiana, che, sola, consente di rendere l’autenticità delle cose e delle persone. E, attraverso l’incontro, con alcuni registi di fama mondiale (Vincenzo Marra, Jose Luis Guerin, Claire Simon, Tomer Heymann, Sahraa Karimi, Mehrdad Oskouei, Brillante Mendoza, Wang Bing), che del realismo documentaristico hanno fatto il loro sapiente strumento di ricerca artistica e antropologica, Peter Marcias intraprende un’avvincente riflessione sulle risorse, sui fini, sulle aspirazioni e frustrazioni di chi oggi si muove nel mondo del cinema e, in particolare, del documentario. Riflessione che per la sua portata, meriterebbe di essere ripresa e portata avanti. Le reazioni, e suggestioni, dei registi rispetto al film di Serra, insieme alle appassionate testimonianze di Manlio Brigaglia, che di Fiorenzo Serra era stato consulente, e al contributo di Piera Detassis, scorrono insieme e in alternanza con le sequenze più suggestive del film del 64, esaltandone il carattere di attualità e globalità. Così, le immagini dei pastori che affrontano la transumanza nella imponderabilità degli eventi climatici, delle donne che preparano il pane, fieramente avvolte nei loro scialli o fazzoletti, risuonano di quella autenticità universale che ci fa sentire l’esilità e incongruenza di qualsiasi confine. E la rivisitazione delle fratture negli animi e nelle famiglie per i rivolgimenti economici, e gli stravolgimenti politici di quegli anni, il viaggio, il lavoro insalubre nella miniera, tutto rimanda al nomadismo attuale, alla drammaticità pasoliniana dell’essere oggi l’uomo gettato nel mondo, in balia, sempre, di un potere, di una politica che de-grada e esclude. Le sequenze, i commenti, le emozioni dei registi intorno a L’ultimo pugno di terra fanno pensare al cinema come una forma di arte, di poetica, di ricerca filosofica e antropologica, in grado di porci in un contatto più autentico colla nostra terra. Ma ricordandoci che la materia dell’ultimo pugno di terra con cui Dio ha plasmato la Sardegna non differisce dal resto del pianeta.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta