Regia di Nico D'Alessandria vedi scheda film
Dino rimane sconvolto dalla morte di Daniele, sacerdote, amico e suo punto di riferimento esistenziale; il percorso di elaborazione del lutto passa anche attraverso una serie di apparizioni del defunto amico, che cerca in ogni modo di consolare Dino.
Funereo è il primo aggettivo che viene in mente alla visione di questo film, che pure di macabro, di strettamente legato alla morte ha poco, a guardar bene: il percorso del protagonista è infatti quello di un'elaborazione particolarmente complicata di un lutto, che passa fasi differenti fasi mantenendo comunque un costante distacco dalla realtà concreta. A rendere così inquietante il racconto di derealizzazione di Dino – un eccellente Victor Cavallo – vengono in soccorso in primis la cupa fotografia di Bruno Di Virgilio e le sommesse musiche di Riccardo Fassi; Nico D'Alessandria gira inoltre con notevole fluidità e nel complesso gli 80 minuti di questo L'amico immaginario sono piuttosto scorrevoli, specie se si considera che è una storia scritta essenzialmente attorno a due personaggi soltanto e che di azione nel senso stretto se ne vede poca (sceneggiatura dello stesso regista). Per D'Alessandria è il terzo lungometraggio, a sei anni di distanza da L'imperatore di Roma (1988), nonché il primo lavoro a budget per lo meno 'adeguato', ovvero non ridotto all'osso; nel cast anche Rocco Mortelliti e Valeria D'Obici, con una particina anche per Gerardo 'Gerry' Sperandini, il protagonista de L'imperatore di Roma. L'amico immaginario è un'opera poetica che dimostra inequivocabilmente la caratura autoriale, al netto di una confezione spartana e di una narrazione laconica, di Nico D'Alessandria. 5,5/10.
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