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Danse Macabre

Regia di Ildo Brizi vedi scheda film

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La recensione su Danse Macabre

di undying
7 stelle

Titolo indipendente, ingiustamente poco e male distribuito in home video. Girato a Genova, tra suggestive location, da un esordiente che è stato fortemente ispirato dal cinema gotico italiano. Tra le cose più significativamente interessanti per come prosegue -a distanza di anni- un tipo di horror d'atmosfera caro a Bava, Margheriti e Freda.

 

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Danse Macabre (2017): locandina

 

Margherita (Guia Zapponi) assiste al letto di morte la nonna Maria Antonia, ma non può nulla contro l'implacabile legge del trapasso. Scossa per la perdita, e intenzionata a renderle onore, si lascia condizionare dal desiderio e dall'obiettivo della nonna, ovvero scoprire cosa sia realmente accaduto alla bisnonna Ada, attrice del cinema muto misteriosomente sparita nel 1920, dopo avere abbandonando Maria Antonia appena nata. Tutto ruota attorno a un film maledetto realizzato in quell'anno, dal titolo Danse macabre, la cui unica copia è andata distrutta durante la prima proiezione ufficiale: un incendio ha causato la morte dell'intero pubblico, con eccezione del regista, Agenore Venturi (Francesco Gasparri) e il suo assistente Ivaldi. Margherita, supportata dal compagno Francesco (Mario Giustini), penetra all'interno di un ospedale psichiatrico abbandonato, sulle tracce di indizi che conducono all'ambigua personalità di Agenore Venturi.

 

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Dopo una serie di cortometraggi -e con il supporto di Davide Riccardi (produzione e sceneggiatura)- Ildo Brizi sceglie un soggetto molto particolare da sviluppare nel film d'esordio. Un esordio che sin dalle prime inquadrature (in bianco e nero, ambientate nel 1969) si distingue dalla media di altre decine di low budget (o amatoriali). Si nota subito, infatti, come Brizi abbia a riferimento il cinema gotico italiano. E non solo perché il titolo presenta assonanze (che sono solo fonetiche) con il Danza macabra di Antonio Margheriti. La storia stessa affonda le radici nei migliori intrecci a sfondo horror sceneggiati da Gastaldi, Bava o Freda. Seguendo un'idea vincente, il regista di Danse macabre mette subito da parte il metodo esagitato, rumoroso e sboccato che è tipico del nostro tempo, con film ingiustamente sponsorizzati, tipo i due Zombie massacre di Boni & Ristori, patrocinati dal tedesco Uwe Boll in persona. Confrontare un prodotto raffinato e curato come questo a quello dei registi toscani rende bene il distacco qualitativo che sta dietro alle due operazioni. Brizi non persegue il successo o il ritorno economico a tutti i costi, mira invece a realizzare un film personale, dotato di una fascinazione gotica che lo porta a proseguire un ideale percorso interrotto alla fine degli 'Anni 60 (non è dunque un caso il prologo ambientato nel 1969). Tra le suggestive inquadrature baviane (notevole ad esempio il punto macchina che definisce la geometria visiva delle rampe di scale, viste dall'alto come tanti quadrati concentrici) e le atmosfere care a Margheriti, Brizi si muove in maniera referenziale, ma anche aggiornata al nostro tempo: il film proiettato nel finale, con i singoli mini episodi -riproposti anche uncut sui titoli di coda- non può ad esempio non ricordare il clima di Sinister o di The ring. Ma Danse macabre si distingue anche per la presenza di attori più che convincenti (guidati in testa dalla bravissima Guia Zapponi) e per una colonna sonora di tutto rispetto, opera del duo Giorgino & Gronchi. Persino la fotografia e la tecnica di ripresa meritano di essere citate, per quanto davvero professionali nonostante un budget che (immaginiamo) non deve di certo avere aiutato durante la lavorazione. Un bel film, che assieme a The Antithesis lascia intravedere buoni sviluppi per l'horror italiano, grazie a nuovi coraggiosi (per la difficoltà che sta dietro al genere affrontato) e dotati registi. Al riguardo fa piacere che questo Danse macabre, al Terra di Siena Film Festival (2017) ne sia uscito vincitore, anche se paradossalmente il film è poi rimasto confinato ad una invisibile distribuzione home video. Ma, ne siamo certi, il tempo è un buon giudice e saprà rendere merito al lavoro di Brizi, entusiasta regista che intanto è già all'opera su un nuovo progetto "de paura", dal titolo Stridor.

 

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