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A Ciambra

Regia di Jonas Carpignano vedi scheda film

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La recensione su A Ciambra

di Mulligan71
7 stelle

In bilico fra opera documentaristica e finzione cinematografica, con quest'ultima preponderante, il lavoro dell'italo americano Jonas Carpignano, sponsorizzato, fra gli altri, da Martin Scorsese, è un film bello, reale e molto scomodo. Il regista si cala, insieme a un eccezionale Pio Amato, ragazzino di etnia Rom, all'interno della vita, dei sotterfugi, delle ruberie e del disincanto di "A Ciambra", comunità zingara di Gioia Tauro, in Calabria. Pedinando ossessivamente il ragazzino, Carpignano ci porta direttamente nel budello maleodorante ma vivissimo di una realtà veramente limitrofa a tutto e lo fa, forse per la prima volta per il cinema italiano, con un realismo che non lascia spazio, se non in brevi attimi, a romanticismi o malinconie. Pio, adolescente senza futuro, è il tramite attraverso le diverse comunità che crescono in una Gioia Tauro spettrale e infernale: quella africana, decisamente allegra e rispettabile, e quella italiana, fatta di piccoli mafiosi locali. Una terra di nessuno, in fondo, bucata da case fatiscenti, baracche, erbacce e panorami post atomici. Bella la figura del patriarca che lentamente muore con i suoi sogni di libertà, di una vita zingara molto più lontana da quella di oggi, fatta di radici profonde e di storia. Un film, ripeto, coraggioso, che è una sfida al nostro Cinema morto e uniformato. Da vedere e da meditare, specialmente da chi riesce ad andare più in là dell'urlare solo "ruspa, ruspa!". Fra le migliori pellicole italiane di quest'anno, insieme a "Cuori Puri".

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