Regia di Aurelio Grimaldi vedi scheda film
Più che il seguito di “Mery per sempre” e “Ragazzi fuori” di Marco Risi, quello di Grimaldi (che era stato all’origine del soggetto dei due film di Risi) ne è una costola. Realizzato in un bianco e nero patinato che rimanda alle opere del primo Pasolini (“Accattone” e “Mamma Roma” in primis), ma si rifà anche all’estetica del “Cinico TV” di Ciprì e Maresco, “Le buttane” è un film che, nonostante lo squallore delle vicende narrate, si vede con partecipazione, perché lo sguardo del regista è tutt’altro che compiaciuto né è inquisitorio o stupidamente ottimistico. Quello di Grimaldi in questo film è «lo sguardo di chi sceglie di porsi allo stesso livello dei suoi personaggi, di chi si limita ad esprimere simpatia e compassione (nel senso letterale del termine) per esseri cui non è stata data la possibilità di scegliere una vita migliore» (Alberto Barbera). Manca, naturalmente, la poesia pasoliniana, ma nella filmografia di Grimaldi, “Le buttane” spicca decisamente come un film importante.
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