Regia di Woody Allen vedi scheda film
Carolina fugge dal marito, un boss mafioso, e si rifugia presso il padre, un giostraio risposatosi con una cameriera. La ragazza comincia a lavorare con la matrigna, con la quale condivide però anche una frequentazione ‘pericolosa’.
Siamo nel 2017 e oramai il cinema di Woody Allen è diventato puro mestiere da un bel pezzo. Il problema è che quel ‘mestiere’ fa sempre più fatica a mostrare un qualche lato originale, qualche spunto degno di nota, lasciando spesso e volentieri naufragare le trame dei film di Allen fra clichè narrativi (il personaggio-chiave della storia che parla in camera), atmosfere retrò patinate (siamo a Coney Island, nell’amata NY, negli amati anni Cinquanta) e personaggi stereotipati all’ennesima potenza come, in questo caso, il padre di famiglia bruto, concreto e dal cuore d’oro, la ragazzina bionda e oca o il giovane belloccio infido. Indubbiamente però il luogo comune più prevedibile (e assolutamente inutile ai fini della trama) è quello del ragazzino eccentrico che appicca fuochi a caso, espediente sdrammatizzante buttato lì in mezzo alla pellicola senza particolari spiegazioni o sviluppi logici. Allen sa quel che fa, certo, ma non riesce in ogni caso a limitare più di tanto i danni di un copione – come sempre, suo – vuoto di emozioni e sostanzialmente già stravisto nelle sue precedenti opere. Dispiace in particolare vedere il nome di Vittorio Storaro impiegato come direttore della fotografia, perennemente giallognola con una ricerca ossessiva di evitabili controluce nel nome di una resa estetica da servizio di Vogue. Jim Belushi, Justin Timberlake, Kate Winslet e Juno Temple sono i quattro attori principali, d’altronde quasi gli unici in scena insieme al piccolo Jack Gore; produzione Amazon Studios. 4/10.
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