Regia di Woody Allen vedi scheda film
46° film di Allen. Ambientato nella Coney Island in decadenza degli anni ’50, si concentra su un quartetto di personaggi: Ginny, ex attrice frustrata ridotta a fare la cameriera; il secondo marito Humpty, addetto alle giostre; la figlia di lui Carolina, che ha denunciato il marito gangster e vive nel terrore di una sua vendetta; il bagnino Mickey, che all’inizio sembra solo la voce narrante ma poi si rivela il motore della vicenda. Ancora una volta si parla di illusione e realtà: i nostri conducono una vita grama da semplici spettatori nel paese della cuccagna, ma si riservano una via di evasione (Ginny nel rimpianto per una carriera buttata via insieme al primo matrimonio, il figlioletto nei pomeriggi al cinema e nella mania di appiccare incendi, Mickey nelle sue velleità letterarie). I modelli d’epoca sono ben riconoscibili: Lo specchio della vita per la prima scena, Un tram che si chiama desiderio per l’ultima, magari Uno sguardo dal ponte per i rapporti familiari malsani. All’interno della filmografia alleniana viene spontaneo pensare a La rosa purpurea del Cairo e a Blue Jasmine, ma forse il referente più diretto è la commedia La lampadina galleggiante: un’altra storia di poveracci nella New York del dopoguerra, che sognano di rivoluzionare le proprie esistenze ma poi ripiombano nello squallore quotidiano. Poco di nuovo, insomma, ma ormai da Allen non si può pretendere di più: la fotografia è magnifica e la Winslet fornisce un’interpretazione dolente, accorata e infine perfida (anche se prevedibile, dati i precedenti).
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