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La ruota delle meraviglie

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La ruota delle meraviglie

di yume
9 stelle

Come sempre, o quasi, e come quelle di Carver, le storie di Woody si chiudono in sospensione. Dove, come e quando i suoi personaggi hanno amato, dove come e quando le storie sono finite, di netto o corrose un po’ alla volta, è suggerito da frasi brevi, illuminanti o da discorsi lunghi e fumosi, e parlano d’amore, sempre, anche se non sanno di cosa

locandina

La ruota delle meraviglie (2017): locandina

Siamo tutti nient’altro che principianti, in fatto d’amore (Raymond Carver)

 

Perché Carver? Why not?

Woody ce lo spiega in 101 minuti cosa c’entra Carver, ma anche O’ Neill, Tennesse Williams e, se vogliamo, anche certe cose di Philip Roth.

La faccia triste dell’America, quella degli anni cinquanta, dei vestitini a fiori e delle bottiglie di bourbon nascoste dalle mogli sotto il lavandino, delle salsicce sul barbecue e del fumo unticcio che sale al cielo, dei juke box che urlano e dei fucili che scoppiano puntando l’orsacchiotto del tiro a segno.

La grande ruota panoramica è il pezzo forte a Coney Island.

Come a Londra, o Parigi, o Vienna, ti godi la città dall’alto ma poi vai giù e vedi solo il grasso giostraio che stacca i biglietti.

Risali e Les Tuileries sono davanti a te, ti giri e scopri Westminster, ancora un po’ e il Prater è tutto tuo, ma dura un attimo.

Cosa?

La meraviglia.

 

Perpetuum mobile, lo chiamava Cechov.

Dottore, ho un brutto presentimento, mi opprime uno strano e oscuro presentimento, come se mi attendesse la perdita di una persona cara”.

 

Kate Winslet

La ruota delle meraviglie (2017): Kate Winslet

Il Luna Park di Coney Island non è un posto qualsiasi, nacque prima di tutti gli altri in America, nel 1903.

Poco più in là l’Oceano, la spiaggia libera che scoppia di gente.

Coney Island è andata tanto giù ultimamente”, si lamenta Ginny, una quarantatreenne Kate Winslet che ne dimostra dieci di più, ha la disperazione e la rabbia negli occhi, ma la rassegnazione prevale e il pubblico non può che stare dalla sua parte.

Cameriera massacrata dagli orari in uno degli strapieni pub del Luna Park, ex attrice di teatro, un figlio dodicenne piromane in cura da una psichiatra, nato dal primo marito musicista che l’adorava e che lei ha tradito col collega che la baciava ogni sera, come da copione galeotto, un secondo marito (James Belushi) ex alcolista, ex picchiatore di moglie, pingue giostraio che alterna scoppi di rabbia a lacrime infantili sul petto della donna, e una figlia di lui in arrivo da divorzio e fuga dal marito.

Il palcoscenico è pieno, sullo sfondo il coro, come da tragedia, con l’eroe bello e seduttivo in arrivo, il bagnino.

Con lui (Justin Timberlake), poeta/ intellettuale in attesa della sua occasione, Ginny ha una relazione molto seria.

All’arrivo della succosa giovane oca giuliva figlia di primo letto del secondo marito di Ginny (Juno Temple), purtroppo le cose si mettono molto male.

Juno Temple

La ruota delle meraviglie (2017): Juno Temple

La biondissima è in fuga da Frank, marito mafioso, di origine naturalmente italiana, che la cerca per metterla a tacere, viste le brutte cose che lei ha spifferato all’FBI.

La piccola non ha un soldo e il padre l’accoglie a braccia aperte dopo qualche urlo.

A detta di Ginny il loro legame è anomalo, eccessivo, morboso, ma Ginny sta andando fuori di testa, non lo dimentichiamo, e poi è gelosa del bagnino, e intanto tutto scorre con piatta uniformità mentre sotto la cenere covano tragedie.

Quattro adulti e un bambino, tutti sull’orlo di crolli o già in caduta libera, e intorno la vita scorre come da copione.

E allora ci si chiede come possano scatenarsi certi drammi, da dove arrivano le Erinni urlanti, cosa riesce a nascere dal monotono grigiore quotidiano di inatteso, sorprendente, degno di meraviglia, come sulla ruota, ora in alto e ora in basso, una volta in cielo un’altra a terra, sporca e ingombra di cartacce.

Principianti, lo siamo tutti, in fatto di vita. Bisognerebbe nascere due volte per imboccare la strada giusta.

Woody ci parla d’amore, e noi lo seguiamo chiedendoci come facciano i protagonisti ogni mattina, al risveglio, a riprendere il bandolo di vite così complicate.

Se poi tocca vivere in uno di quei loft con vista sul Luna Park, locali che un tempo servivano per esibire freaks e poi, riadattati alla meno peggio ad abitazione, li ha affittati il giostraio, allora è del tutto comprensibile che la povera Ginny dia di matto se la storia romantica (per lei) con il bagnino comincia a far acqua (è il caso di dirlo).

 

Come sempre, o quasi, e come quelle di Carver, le storie di Woody si chiudono in sospensione. Dove, come e quando i suoi personaggi hanno amato, dove come e quando le storie sono finite, di netto o corrose un po’ alla volta, è suggerito da frasi brevi, illuminanti o da discorsi lunghi e fumosi, e parlano d’amore, sempre, anche se non sanno di cosa parlano.

Sbagliano le parole, compiono gesti inconsulti, vanno avanti lo stesso di meraviglia in meraviglia. Perché così è la vita, una ruota delle meraviglie in un Luna Park di periferia.

 

Chi lo sa come fa quella gente
che va fin là a pronunciare sì... mah!
Mentre sa che è già provvisorio l'amore
che c'è, sì ma forse no...

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