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Mary Reilly

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su Mary Reilly

di fochetta
8 stelle

Un film di grande atmosfera tutto immerso in una nebbia londinese tanto fitta da coprire ed avvolgere anche oggetti e persone vicinissimi. Insieme ad essa, resta del romanzo "Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde", solo l'atmosfera di attesa angosciante di avvenimenti terribili ed inspiegabili. In effetti questa e' la trasposizione da un altro romanzo, scritto da una donna, che rivede tutta la storia dal punto di vista di una delle domestiche del dottore.
In realta' nel romanzo di Stevenson, sono nominati solo Poole e Bradshaw e c'e' solo un generico accenno alle donne della casa, mancano anche molti altri personaggi come Mrs Farraday. Ma soprattutto il romanzo di Stevenson non possiede quel gusto e compiacimento dell'orrore tipico del gotico. Siamo invece di fronte ad un grave problema morale-filosofico sulla contrapposizione di bene e male in ogni individuo: anche nella persona piu' apparentemente "per bene", puo' nascondersi un mostro. Destabilizzante questa teoria per la societa' vittoriana, tutta fondata sul perbenismo esteriore spinto all'estremo, di cui sembra essere una critica allarmata.
La storia di Mary Reilly invece e' molto gotica, punta su particolari torbidi che ben si addicono alle storie inglesi sette/ottocentesche di ragazze povere e maltrattate: un padre violento e corpulento, come Mangiafuoco, topi, cicatrici profonde, un misterioso personaggio che si aggira per la casa e nel laboratorio con occhi fiammeggianti ira, passione violenta e ironia minacciosa, ombre che si muovono stranamente, un capo scontroso ed ingiustamente accusatore, sangue abbondante. Tutto questo viene poi condito da una insana e forse inconsapevole passione della domestica Mary per il suo padrone, da una attrazione inspiegabile e terrorizzata per il suo assistente Mr Hyde, sentimenti che entrambi gli uomini ricambiano.
Splendide le interpretazioni dei due protagonisti. Nel complesso una bella visione, efficace, di grande atmosfera, trascinante, malgrado sia arcinoto cosa succede e come finira'.

Cosa cambierei

Sono due le cose che non mi hanno convinto: la troppo marcata somiglianza tra Jekyll e Hyde e la scena finale della trasformazione. Il regista ha evitato trucchi pesanti e ridicoli, una deformazione esagerata che vorrebbe Hyde quasi disumano di aspetto e molto piu' piccolo di Jekyll (giustificata pero' dal fatto che in Jekyll il lato malvagio era molto meno sviluppato di quello buono); ma i due sono identici, a parte la lunghezza dei capelli. Non si capisce perche' tutta la servitu' non lo riconosca e consideri Hyde un giovane uomo. Altra nota negativa è costituita dagli effetti speciali alla fine del film, quando Mary assiste alla trasformazione del suo padrone e si vede una specie di secondo organismo formarsi all'interno di Malkovich: perche' rovinare un film fino a questo momento tanto ben giocato sull'atmosfera e sul mistero trasformando il protagonista in un fenomeno da baraccone? Per chiarire che Hyde (il cui nome ha assonanza col verbo hide = nascondere) era nascosto dentro al dottore? Non ce n'era alcun bisogno, se proprio Frears doveva ricorrere ad effetti speciali, sarebbe stato piu' logico usarli per rendere Jekyll e Hyde diversi come sono descritti nel romanzo.

Su John Malkovich

Malkovich e' perfetto per la parte dell'inquietante Mr Hyde, cui regala una nota di fascino inedita, con il suo sguardo equivoco e provocatorio. Ma e'perfettamente credibile anche nel ruolo dell'intellettuale e represso e distratto dottor Jekyll.

Su Julia Roberts

la Roberts ci dimostra di essere in grado di trasformarsi completamente da un personaggio all'altro, se solo gliene danno l'occasione, delineandoci una donna forse un po' troppo nervosa e terrorizzata, ma in linea con le disavventure passate e presenti della povera Mary.

Su Stephen Frears

Interessante la scelta del regista nel riproporre questo mito in modo da tenere lo spettatore sveglio e partecipe anche raccontando una storia ormai ben conosciuta, con una morale che sembra essere diventata banale e scontata. Una tematica che resta comunque sempre un interessante tema di discussione e riflessione. Magistrale la regia che cattura lo spettatore trascinandolo in questa fitta nebbia rischiarata solo a tratti dalla luce di una candela che svela alternativamente il dottore ed il suo alter ego, la sala anatomica, la cucina, la stanzetta della servitu'. Lo spettatore e' portato ad identificarsi con Mary che si muove incerta, impaurita, impressionata (come sarebbe ognuno di noi entrando in una cucina dell'epoca) persino dal lavoro della cuoca, combattuta tra amore e terrore, ma decisa a vederci chiaro su quanto avviene nella casa. Il ritmo segue la vicenda, spezzando il lento e monotono trascorrere della vita di una cameriera ottocentesca, con colpi di scena, attraverso l'uso mobile della camera che segue la frenesia angosciata di Hyde. L'ambientazione e' molto teatrale, non solo nella ricostruzione di una città' fuori dal tempo, ma anche perche' si svolge quasi tutto in pochi interni, con solo due o tre escursioni all'esterno.

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