Regia di Delmer Daves vedi scheda film
I "debiti" verso la letteratura nel panorama del western non si contano: Ombre rosse di John Ford riuscì a trasporre magnificamente il racconto Boule de suif di Maupassant, le tematiche edipiche sono ben esaltate in un film come Il fiume rosso di H. Hawks e già di Shakespeare si era occupato Anthony Mann con il crudo L'uomo di Laramie il quale riprende chiari riferimenti al Re Lear. Delmer Daves, che per l'intero decennio degli anni 50 ha popolato il western di pellicole dallo stile estremamente personale, si rifà all'autore britannico prendendo molti spunti dall' Otello. Sebbene questa pellicola non abbia poi raggiunto la fama di cult o di capolavoro del regista è a pieno titolo nel novero dei western cosiddetti "maggiorenni", dando ben poco spazio alle dinamiche tipiche del western, ma ponendosi in un'ottica molto più cupa e matura. Infatti viene complessivamente lasciato ben poco spazio (così come in pressoché tutti i western del regista) a sparatorie, inseguimenti e scazzottate, quanto alla dimensione interiore dei personaggi. Glenn Ford è ottimo nel dipingere un personaggio retto, leale, e anche privo di ogni fronzolo di mitizzazione, al contempo sono bravissimi gli attori di contorno: il sanguigno ma sostanzialmente bonario Ernest Borgnine nel ruolo dell'allevatore Shep , indimenticabile inoltre la perfida caratterizzazione data da Rod Steiger nel dipingere l'infido cowboy Pinky, il quale metterà in moto la tragedia con cui si conclude la vicenda. Altrettanto efficace il personaggio della moglie di Shep interpretata da Valerie French, la quale è un personaggio tutt'altro che positivo ed è insieme a Pinky una figura infida e sleale, sebbene mossa da una comprensibile insoddisfazione per la vita che conduce.
Molto bella inoltre l'ambientazione: foreste sconfinate e verdi vallate interrotte da possenti montagne (non vorrei dire un'eresia ma alcune location dovrebbero essere le stesse dove è stato girato Il cavaliere della valle solitaria).
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