Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Lupi, serpenti, aquile, scorpioni…Tutti animali “Assassini Nati per Natura” nelle inquadrature introduttive di questo film inquietante e ad alto tasso di disturbo emotivo. La specie umana, “Naturalmente”, non è da meno, e le inquietanti fattezze di due attori che personalmente considero due “piccoli fuori serie” come Woody Harrelson e Juliette Lewis sono la miglior rappresentazione visiva possibile di questa disturbante realtà. Sempre che di realtà Oliver Stone (basandosi su una scrittura di Tarantino, che più Tarantino di così non si può, nonostante la sua sconfessione non appena apprese le intenzioni del regista…) abbia voluto davvero parlare: dall’utilizzazione smisurata del Kroma-key, fino alla svilente valenza mediatica di quella che avrebbe dovuto e potuto essere una bella e semplice storia d’amore romantica e fatale (si fa per dire...), benedetta dalle Stelle e dagli Angeli del Cielo, auto certificata nella splendida scena del matrimonio “fai-da-te-“ sottoscritto con tanto di patto di sangue tra due anime nate belle e ferite, che hanno avuto la (s)fortuna di incontrarsi e riconoscersi, Oliver Stone patteggia sia col demonio metafisico, sia coi demoni del giornalismo trash una verità inafferrabile, raggiunta e però subito rispedita in corner con la figura centrata (e centrale) dell’indiano-sciamano che i self-made coniugi Knox trucidano per quella che sarà la loro unica, vera e irripetibile esperienza di responsabilità cosciente (“Cattivo! Cattivo!” gli grida lei….).
Tutto il resto del racconto è puro genio/follia tarantiniana, e divertimento, se così si può dire… Certamente, i primi venti minuti del film, vale a dire la scena della prima mattanza nel bar dove Mallory/Lewis balla sensualissima per le prime malcapitate vittime, nonché il successivo racconto di come i due si siano conosciuti (filmato a mo’ di sit-com tutta risatine finte del finto pubblico), sono uno spicchio di cinema indimenticabili e destinati ad essere “cult” per sempre. Nell’ora e quaranta successive, Stone ci inonda a dismisura con cambi di colorazione, alternanza di filigrana, inquadrature per traverso e con sfondi finti che si accavallano e affiancano frenetici le scene, il tutto rigorosamente condito dall’inaudita violenza con cui i due “angioletti” malati di tristezza (parola di sciamano...) insaporiscono la loro esistenza.
E così ecco un bambolina rossa volare giù dal ponte nella panavisione in bianco e nero, inserti di cartoon cibernetico o mitologico, draghi e robot killer, indiani pellerossa decolorati che cavalcano a fianco all’auto sportiva, volti improvvisamente distorti dalla liquida entità malvagia che li possiede... Il tutto forse con una sovrabbondanza alla fine tutto sommato inutile, o quanto meno evitabile, o quanto meno poco sensata: la storia, che prosegue poi con l’arresto dei due e la vicenda carceraria che ne segue, andando verso la conclusiva rivolta tribale dei detenuti, forse non aveva bisogno di tanta ridondanza, anche perché già arricchita con l’innesto di due personaggi minori (il poliziotto maniaco che riuscirà a catturarli e il direttore del carcere, vale a dire Tom Sizemore e Tommy Lee Jones, e scusate se è poco) la cui caratterizzazione è in entrambe i casi assolutamente irresistibile (specie nel caso di Jones).
Ho trovato invece sovrautilizzata la figura del giornalista televisivo interpretato da Robert Downey Junior, forse perché mi ostino a (ri)vedere sempre questo film come una “movimentata” storia d’amore piuttosto che come un film sociale, di denuncia dei metodi invadenti e grotteschi dei mass media nella società americana, mentre invece non condivido le critiche di chi vede in tanta celebrata violenza come una sorta di involontaria istigazione alla violenza stessa (i due protagonisti “eroicizzati” dai fans), ritenendo che la quantità di ironia che Stone ha saputo inserire nello spazio del film (come d’altra parte fa sempre anche Quentin Tarantino nei suoi film) sia di per sé più che sufficiente come controprova e come garanzia di sane intenzioni civiche.
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