Regia di Sean S. Cunningham vedi scheda film
La tensione riempie la scena rimanendo però impalpabile, quasi suggerita, ma l’alchimia fra la storia e la messinscena è davvero potente. Cunningham inserisce nell’equipaggiamento dello slasher un dramma edipico-psichiatrico, che trova una reale motivazione prima nel femmineo tête-à-tête e poi nella fulminante immagine di chiusura. Nota di rilievo per la fotografia di Barry Abrams, che apre squarci incantati nella melmosa iconografia campestre. Sottovalutato.
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