Tanto di cappello al sulfureo Don Mancini, padre-padrone del bambolotto assassino e del suo ramificatissimo franchise, per aver notato quanto Chucky somigli a Donald, a partire dal ciuffone rosso malpelo. E così, coerentemente con una serie più audace di tante altre più blasonate, la terza stagione lo vede addirittura diventare il giocattolo preferito del figlio minore di un presidente Usa quanto mai fragile (Devon Sawa, al solito con più ruoli in cartellone, incluso il sosia del presidente), a un passo dai codici dell’arsenale nucleare americano.

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Chucky - Stagione 3

D’altronde, alla Casa bianca se ne intendono davvero di massacri di massa, come chiosa ammirato Chucky, questa volta alle prese, oltre che con i soliti Jake, Devon e Lexy, anche con il dio Damballa che minaccia di abbandonarlo, facendolo morire per sempre. Niente da fare: Chucky non perde un colpo, sia nel giocare con la mitologia del villain protagonista (durante una folle seduta spiritica in scena anche come il serial killer che lo possiede, cioè Brad Dourif, la sua inconfondibile voce in originale) sia nello spingere fino alle estreme conseguenze le vicende del suo cast corale, in particolare la strepitosa Tiffany di Jennifer Tilly, protagonista in carcere di una serie nella serie.

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Chucky - Stagione 3

Dopo l’apoteosi sanguinolenta del ballo in maschera di Halloween alla Casa bianca, il meglio viene alla fine, quando compare il creatore della bambola Tipo Bello/Chucky, interpretato nientemeno che da John Waters. E allora tutto acquista un geniale (non)senso, ben oltre il cliffhanger di stagione (e di serie, cancellata, nonostante l’appello finale agli spettatori à la Trump di Chucky, anche se siamo certi che il nostro “eroe” da qualche altra parte rispunterà).

Autore

Rocco Moccagatta

Studiava giurisprudenza, ma andava più spesso al cinema di quanto avrebbe dovuto. Dopo l'università, fa la cosa giusta e comincia a occuparsi davvero di film, persino professionalmente. Oggi lo insegna pure, il cinema, in IULM e in altre università del regno, soprattutto il cinema classico e il cinema dei generi popolari, la sua passione da sempre. Per campare guarda anche molta televisione, visto che lavora come scenarista e analista dei media presso la factory di media research Neopsis. Ha scritto e scrive da tante parti, da Duel/Duellanti a Marla, da Ottoemezzo a L'officiel Homme.