
Paolo Salvatore
Nella più pura tradizione del Dipartimento Q... Il terzo capitolo della serie si fa trascendente e affronta da un punto di vista insolito il rapporto tra fede e ragione (nel caso di Carl Mørck sarebbe meglio parlare di nihilismo) che rimare irrisolto anche se i credenti possono segnare un punticino in loro favore. Le atmosfere sono le solite, nordicamente cupe, per usare un luogo comune che contrasta con l'immagine di lindore e serenità che noi meschini del Sud Europa abbiamo di queste terre e l'espediente narrativo che fa viaggiare lo spettatore sul doppio binario (quello dell'indagine in fieri e del parallelo racconto del crimine in atto), nonostante si ripeta con costanza fin dal primo episodio, non toglie mordente alla trama, divenendo un marchio di fabbrica che ormai contraddistingue la serie. L'unica nota stonata di questo terzo film del Dipartimento Q è la straordinaria inettitudine di Carl e compagni, che si fanno inspiegabilmente e ripetutamente infinocchiare da uno che si crederà pure un satanasso, ma che non può mettere in ridicolo un'intera sezione di efficienti poliziotti con un paio di forbici e basta. Quindi l'intreccio rimane sicuramente avvincente e coinvolgente, ma i singoli episodi con cui il diabolico criminale beffa e ammazza a destra e a manca (a volte non si capisce nemmeno come: vedi il caso del poliziotto che schizza sangue mentre guida l'auto seduto al posto del passeggero e del contemporaneo rapimento di Mørck) stonano un po' e mi fanno abbassare il giudizio di una stella... Buona visione!

Li Me (flashrandom)
Bel film, ben fatto, però un po' lento in alcuni tratti, e la polizia danese appare un mostruoso concentrato di inettitudine.