Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Rilettura avanguardista dell' 'Antigone', è un'operetta fantapolitica dalla straordinaria potenza iconografica, ma penalizzata da un certo didascalismo programmatico di fondo, e da una struttura narrativa a tratti inesistente, a tratti addirittura tipografica per quanto ripetitiva.
I neanche troppo velati richiami ad una sorta di 'cristologia laica' rischiano di stonare rispetto al complessivo afflato 'militante' ed orwelliano dell'opera, ma certo le strade (ballardiane, verrebbe da dire) disseminate di cadaveri 'intoccabili' e senza volto nè nome, nel centro d'una Milano-Nowhere apocalittica e tragicamente 'quotidiana', sono difficili da dimenticare.
Come nel miglior Petri l'ottusa autoreferenzialità - cannibalica, appunto - d'una casta dominante totalitaria e 'rispettabile', è resa attraverso il registro, sferzante, del grottesco. E i goffi sforzi 'esegetico-pedagogici' che l'inteligentia di Regime compie per tentare di comprendere le idealità dei 'ribelli', appaiono icona tragicomica dell'incomunicabilità tra Classi, allora e sempre.
Una simile, derisoria, ferocia si vedrà, di lì a poco, in capi d'opera della fantapolitica 'proletaria' come il 'Fantozzi' di Salce e 'Todo Modo' di Petri.
Un archetipo imperfetto ma necessario.
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