L'isola di Lampedusa, il punto più a sud d'Italia, dal 1990 è diventata il luogo di massiccio approdo degli immigranti clandestini provenienti dall'Africa. In poco più di vent'anni, oltre 20 mila persone sono annegate durante la traversata per raggiungere quella che per molti è la porta dell'Europa e che dovrebbe permettergli di fuggire dalla guerra e dalla fame. Qui vive Samuele, ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola.
Gianfranco Rosi pianta la macchina da presa a Lampedusa per indagare dal di dentro sull'articolato fenomeno migratorio. Si affida soprattutto al giovane Samuele per rappresentare scorci di integrazione. L'occhio poetico del regista è il solito, ma insistiti accenni buonisti rendono il documentario meno convincente rispetto agli standard abituali.
Palloso, pretenziosamente buonista. E vedo per le strade ragazzoni neri giovani, alti, larghi come armadi, cuffiette nelle orecchie, cappellino al contrario, che nulla fanno da mattina a sera. I vecchi, quelli deboli e malati, li hanno lasciati là; mica son rimasti a far qualcosa per loro. Ma un documentario su questa realtà lo farà mai qualcuno?
Evito di commentare perchè qualcuno per fortuna lo ha già fatto compitamente. Mi limito a dire che non mi è affatto piaciuto. Un lavoro che mi ha profondamente deluso. Torna a settembre!!!
forse siamo talmente assuefatti che il problema sbarchi non ci colpisce piu' come tanti anni fa,semmai devo dire che risultano piu' efficaci alcuni reportage apparsi in alcuni programmi televisivi che questo docu-film,comunque nobile.Fai che Rosi sia un regista troppo sopravvalutato ????...per me 2 stelle e mezza.
documentario lento, lento, lento, bastava una fotografia e dava l'identico messaggio, quasi due ore di film sul nulla, ovvero su nulla di piu' di quanto gia' si conosce. Piu' che una denuncia a me pare un sistema per guadagnare fama e soldi, se è vero che le riprese sono durate due anni, due anni di che?
Interessanti nella loro drammaticità le scene dei salvataggi in mare. Gli intermezzi con la vita dei Lampedusani invece risultano lenti, noiosi e completamente scollegati con il resto. Capisco che si voleva alleggerire il documentario ma insomma una visita oculistica in tempo reale, anche no.
Ad un profugo
Scompaiono nel sole gli infiniti,
s'annullano le crisi,
vibrano le navi,
nel cosmo, naufragando.
Distanze, risorgono ad appagare gli spazi.
Tu giaci, tremebondo, sotto la poppa,
dove il timone s'è rotto.
Giovanni Minio
Per la regia di Gianfranco Rosi, un incrocio tra dramma e documentario che poteva e doveva fare di più per rendere giustizia al dramma di un'isola afflitta da problemi più complessi di quello che sembra.
In realtà, noi tutti lo sappiamo bene, Pietro Bartolo rappresenta il resto del mondo che dovrebbe prendersi carico della migrazione di centinaia di migliaia di esseri umani che hanno bisogno. Che hanno bisogno.
Questo film non è un documentario. Non spiega, non analizza, non riporta date né dati statistici, storici o geopolitici. Non vuole parlare al nostro cervello razionale ma a quello emozionale. Vuole risvegliare in noi, per vie sotterranee, l’antica pietas che sembra averci abbandonato, il sentimento di appartenere ad una comune umanità.
Sono stato molto deluso da questo film dal quale mi aspettavo molto di più. Non è coinvolgente, non indaga sul rapporto tra i lampedusani, il sindaco Giusi Nicolini e i migranti. Non è neanche interessante per i salvataggi in mare dell carrette fatiscenti, nè sulla situazione dei CARA a Lampedusa. Sembra quasi un obbligo verso i corpi dello stato.
Il mare che protegge e preserva chi vive da generazioni a Lampedusa, e semina morte tra chi vi sopraggiunge e la considera come un primo approdo per una nuova vita di speranza e benessere. La tragedia dei migranti vista dietro lo sguardo intenso e binario di un eccellente documentarista che sa indubbiamente cogliere l'attimo.
FESTIVAL DI BERLINO 2016 - CONCORSO - ORSO D'ORO PER IL MIGLIOR FILM
Gianfranco Rosi, ovvero l'importanza di avere il film giusto al momento giusto.
Se il momento di Sacro Gra era stato giusto e puntuale per far finalmente risaltare alla cronaca, fino a far vincere un festival internazionale, un film non di fiction (ammesso che Sacro Gra possa essere in tutto e per tutto… leggi tutto
Se il cinema documentario, per struttura e competenza, è più di altri predisposto a radiografare lo svolgersi del reale, questo non vuol dire che esso stesso non corra i rischi connessi al fatto di sovrapporsi all’ufficialità dei fatti, e quindi da un lato, di confermare il già detto con le inevitabili dosi di retorica che tale scelta comporta o, al… leggi tutto
L’occhio pigro di Rosi ci offre una Lampedusa di vecchi e bambini, alternata ed estranea all’invasione migratoria di vivi e morti.
La fine del turismo, i campi di accoglienza selvaggi, la convivenza forzata con un problema mondiale divenuto fenomeno locale interessa poco.
Salvare la pellicola affermando che il messaggio era per l’Europa poi, sembra ridicolo.. un… leggi tutto
Sarò sincero: è stato proposto ed inserito nel lettore da altri perché io , già all'epoca della sua uscita, che tanto clamore aveva suscitato tra Italia, la vittoria di Berlino, le parole di elogio da parte di attori e star internazionali, oscar e quant'altro, io, dicevo, mi ero volutamente allontanato. Avevo quella strana sensazione che non…
Frammenti di un ventennio a bassa intensità.
- Europa.
- Vita.
- Mediterraneo.
- CO²: ca. 410 ppm.
- Kurdistan.
Articolo di Limes OnLine a firma Lucio Caracciolo…
Il cinema documentaristico rifiuta categoricamente la spettacolarizzazione imposta dalla finzione per trasportare i fatti narrati sul piano della realtà. Il documentarista ha il compito di osservare e diffondere un certo tipo di informazione che non deve imperativamente essere romanzata o inventata. Il documentario deve saper raccontare unfatto reale attraverso lo sguardo del suo…
INFORMAZIONE del 6 gennaio 2019:
Capo 20 "provvisorio" in che senso? Da oggi c'è il CAPO 20 "definitivo", dedicato al solo biennio 2015/2016. Eccovi il link:…
MESSAGGIO DI CHERUBINO del 26 febbraio 2018
Le votazioni erano state chiuse il 18 febbraio.
Poi, mi è stato gentilmente segnalato di qualche bel film che solo da una settimana è visibile…
Gianfranco Rosi ci presenta in fondo due Lampedusa: da un lato la pigra isoletta dove la gente vive in un contesto ambientale invidiabile, con le famiglie in cui spesso vi è almeno un elemento che si dedica al mare e dove i bambini crescono giocando all'aperto; dall'altro la base militare, efficiente e preziosa, in costante ascolto per portare soccorso ai naufraghi del mare, ai…
O Go(l)d Black.
Di Maio, Gigino Gigetto, 'sta cas'aspett'a-tte!
The long walk home / место на земле.
I naufragi, gli annegamenti e le stragi sono fatti che gli accordi internazionali…
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Commenti (17) vedi tutti
Gianfranco Rosi pianta la macchina da presa a Lampedusa per indagare dal di dentro sull'articolato fenomeno migratorio. Si affida soprattutto al giovane Samuele per rappresentare scorci di integrazione. L'occhio poetico del regista è il solito, ma insistiti accenni buonisti rendono il documentario meno convincente rispetto agli standard abituali.
commento di Peppe ComunePalloso, pretenziosamente buonista. E vedo per le strade ragazzoni neri giovani, alti, larghi come armadi, cuffiette nelle orecchie, cappellino al contrario, che nulla fanno da mattina a sera. I vecchi, quelli deboli e malati, li hanno lasciati là; mica son rimasti a far qualcosa per loro. Ma un documentario su questa realtà lo farà mai qualcuno?
commento di paoscaPensavo d'averlo Recensito tempo fa : comunque Storie d'Attualità con Profughi e degrado di vario genere.voto.5.5.
commento di chribio1E' rischioso non rischiare!
leggi la recensione completa di champagne1Evito di commentare perchè qualcuno per fortuna lo ha già fatto compitamente. Mi limito a dire che non mi è affatto piaciuto. Un lavoro che mi ha profondamente deluso. Torna a settembre!!!
commento di Bradyforse siamo talmente assuefatti che il problema sbarchi non ci colpisce piu' come tanti anni fa,semmai devo dire che risultano piu' efficaci alcuni reportage apparsi in alcuni programmi televisivi che questo docu-film,comunque nobile.Fai che Rosi sia un regista troppo sopravvalutato ????...per me 2 stelle e mezza.
commento di ezioMolto lento e pesante, molto importante.
leggi la recensione completa di tobanisdocumentario lento, lento, lento, bastava una fotografia e dava l'identico messaggio, quasi due ore di film sul nulla, ovvero su nulla di piu' di quanto gia' si conosce. Piu' che una denuncia a me pare un sistema per guadagnare fama e soldi, se è vero che le riprese sono durate due anni, due anni di che?
commento di mimimomiInteressanti nella loro drammaticità le scene dei salvataggi in mare. Gli intermezzi con la vita dei Lampedusani invece risultano lenti, noiosi e completamente scollegati con il resto. Capisco che si voleva alleggerire il documentario ma insomma una visita oculistica in tempo reale, anche no.
commento di Artemisia1593Uno dei peggiori film documentario mai visto. Togliendo le scene inutili, rimane ben poco, e si deve pure guardarlo coi sottotitoli.
commento di gruvierazDocumentario ben fatto, che ci apre gli occhi sulla difficile realtà che attanaglia un continente intero nell'indifferenza degli altri.
leggi la recensione completa di lolbond007Ad un profugo Scompaiono nel sole gli infiniti, s'annullano le crisi, vibrano le navi, nel cosmo, naufragando. Distanze, risorgono ad appagare gli spazi. Tu giaci, tremebondo, sotto la poppa, dove il timone s'è rotto. Giovanni Minio
commento di Giovanni55Per la regia di Gianfranco Rosi, un incrocio tra dramma e documentario che poteva e doveva fare di più per rendere giustizia al dramma di un'isola afflitta da problemi più complessi di quello che sembra.
leggi la recensione completa di SatanettoReDelCinemaIn realtà, noi tutti lo sappiamo bene, Pietro Bartolo rappresenta il resto del mondo che dovrebbe prendersi carico della migrazione di centinaia di migliaia di esseri umani che hanno bisogno. Che hanno bisogno.
leggi la recensione completa di michemarQuesto film non è un documentario. Non spiega, non analizza, non riporta date né dati statistici, storici o geopolitici. Non vuole parlare al nostro cervello razionale ma a quello emozionale. Vuole risvegliare in noi, per vie sotterranee, l’antica pietas che sembra averci abbandonato, il sentimento di appartenere ad una comune umanità.
leggi la recensione completa di lamiaopinioneSono stato molto deluso da questo film dal quale mi aspettavo molto di più. Non è coinvolgente, non indaga sul rapporto tra i lampedusani, il sindaco Giusi Nicolini e i migranti. Non è neanche interessante per i salvataggi in mare dell carrette fatiscenti, nè sulla situazione dei CARA a Lampedusa. Sembra quasi un obbligo verso i corpi dello stato.
commento di sorryIl mare che protegge e preserva chi vive da generazioni a Lampedusa, e semina morte tra chi vi sopraggiunge e la considera come un primo approdo per una nuova vita di speranza e benessere. La tragedia dei migranti vista dietro lo sguardo intenso e binario di un eccellente documentarista che sa indubbiamente cogliere l'attimo.
leggi la recensione completa di alan smithee