Regia di Hèctor Hernández Vicens vedi scheda film
Film realmente inquietante e disturbante. Non tanto per la violazione dell’inerme cadavere di una fotomodella arrivato nella camera mortuaria di un anonimo ospedale, bensì per lo scenario autodistruttivo che lo spettatore già sa che andrà palesandosi di minuto in minuto. L’angoscia sale ad ogni scena e nonostante l’improbabilità delle svolte narrative e della situazione generale, lo spettatore è realmente catapultato in un incubo ad occhi aperti e coinvolto più che emotivamente per le sorti di tutti e quattro i protagonisti: i tre amici violatori del corpo della ragazza, e la ragazza stessa.
Diverse le scene madri, ma la più drammatica ed angosciante è il secondo oltraggio sessuale al cadavere della fotomodella. Morbosità a parte, il colpo di scena ideato in sceneggiatura trova una realizzazione efficace durante la resa drammatica. Segnale questo che indica come il regista mallorquino, Hèctor Hernández Vicens, al suo primo lungometraggio, può ben inserirsi in quella nueva ola del cine negro español insieme a Carlos Vermut, Juanfer Andrés, Alfredo Montero e Oriol Paulo, che pur abbastanza lontana dal genere puramente orrorifico o thriller di Balagueró, Bayona, Vigalondo e Rafa Martínez, ha la capacità di restituire tutte le atmosfere e le sfumature del nero attraverso l’orrorificazione del quotidiano.
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