Regia di Nancy Meyers vedi scheda film
Anne Hathaway non è Meryl Streep, Bob De Niro non è Anne Hathaway e Lo stagista inaspettato non è la versione a età invertite di Il diavolo veste Prada (nonostante inizialmente ci giochi un po’ su). Ben/Bob non ha bisogno di un lavoro né vuole realizzare un sogno: semplicemente, la vita da pensionato lo annoia, dunque si propone per un posto da stagista senior in una società di e-commerce. Jules/Anne non è una gelida tiranna senza cuore: semplicemente, è una donna con mille responsabilità (e molte lacrime) a capo di un’azienda online cresciuta troppo in fretta. Il mondo del lavoro è inscatolato senza sforzo tra le pareti urban chic dei loft di Brooklyn, lo scontro generazionale appianato serenamente nella comprensione reciproca, la narrazione infiocchettata tra sequenze riempitive blandamente comiche e monologhi sull’importanza di rilassarsi e credere in se stessi: zio Ben/Bob ha sempre la risposta pronta, il tono calmo, la discrezione giusta, la competenza necessaria, il fazzoletto in tasca. Sa fare il venditore, l’autista, il babysitter, il ladro (a fin di bene), il consulente matrimoniale; trova l’amore (e qualche pessimo doppio senso) in una matura massaggiatrice, insegna alle giovani donne a farsi valere e ai giovani uomini a esercitare l’arte della cavalleria. L’universo di Nancy Meyers è, al solito, elegante e ordinato come gli interni da rivista d’arredamento in cui si muovono i suoi personaggi: d’inaspettato, neanche un brivido.
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