Regia di Mélanie Laurent vedi scheda film
La bella francesina efebica, apparentemente fragile Melanie Laurent è nota da noi soprattutto (o solo) come attrice (il suo ruolo fondamentale in Bastardi senza gloria, la sua parte nell'apprezzatissimo Il concerto, o nell'ancor inedito da noi ma già cult oltralpe, Enemy di Denis Villeneuve), ma in Francia è uscito proprio in questi giorni il suo secondo lungometraggio da regista, a tre anni dal suo esordio con Les Adoptés.
Uno sguardo sulla tarda adolescenza, quella che ormai freme per raggiungere l'età adulta ed appare forte e determinata nella scorza, ma in realtà fragile come un uovo quando la realtà sopraggiunge a mettere in dubbio le poche certezze su cui si appoggiava l'intera esistenza o ragione di vita.
Una bella diciassettenne mora di nome Charlie, che vive con la giovane madre depressa e sempre in crisi col suo uomo più giovane di lei (che fa pure il filo alla ragazza in modo sin quasi sfacciato) e frequenta l'ultimo anno di liceo, nei mesi che precedono la maturità. Poche esperienze sessuali dovute ad una certa ritrosia, anche se il bello della classe, con cui ha avuto mesi addietro un fleurt, non la molla d'attenzione. L'arrivo in classe d una bionda coetanea molto attraente e spigliata, amica di tutti e davvero apparentemente brillante, accende nella protagonista il desiderio di starle accanto per non perdere quella considerazione di cui godeva da ragazza carina sopra la media quale essa era. Insomma nasce un'amicizia importante, che si suggella quando Charlie invita la bionda ed avvenente Sarah (questo il suo nome) in campeggio presso una casa mobile che utilizzano per le vacanze al mare.
Tutto bene sino a quando Charlie, non ottenendo mai risposte chiare circa la vita di famiglia della sua amica, decide di seguirla furtivamente, sino a scoprire le precarie condizioni in cui vive l'amica, succube di una madre folle ed alcolizzata che la ostacola e picchia, e di cui la ragazza si vergogna, celandola a tutto il mondo.
La scoperta di questo sotterfugio tuttavia fa cambiare completamente atteggiamento a Sarah, che da solare e spiritosa, brillante e leale diviene rancorosa e vendicativa: un incubo per la povera protagonista, svergognata presso la scuola di tutti i dettagli intimi confessati all'ex amica.
Il film, forse non nuovo, forte di due valide interpreti (soprattutto la folle avvenente bionda Lou de Laage, nome che sentiremo ancora certamente, ma anche Isabel Carrè nel ruolo della madre della protagonista ha una piccola ma fondamentale parte che difende con estremo realismo e spessore) ) ma condotto come un thriller dei sentimenti e delle oscure incognite che si celano nella psiche ferita di chi ha subito troppo senza reagire, diviene sempre più forte e teso sino ad un apice noir che inquieta ma permette alla regista di chiudere con una inquadratura magistrale un'opera che, nella sua prima metà, pareva organizzarsi nell'ovvio e nel déjà-vu.
Amicizia ma anche attrazione (omo)sessuale, sia essa una curiosità nata dall'ammirazione o da un desiderio intimo che nasce in seguito o come reazione inconscia ad una precedente e poco fortunata esperienza con il coetaneo di scuola sopra accennato: "Respire" custodisce nel titolo, l'atto fisiologico più importante per la sopravvivenza: quello che manca talvolta a Charlie quando accusa attacchi d'asma che la bloccano, e quello che mancherà alla bionda amica-rivale nel drammatico e tragico finale che segnerà definitvamente un'amicizia e due esistenze inizialmente così in simbiosi, separate dal rancore e dall'instabilità caratteriale di quella delle due apparentemente più portata alla socializzazione e alla condivisione.
Come nota di colore posso dire di essermi reso conto solo con questo film di come sia tornato di moda - e capisco come ciò sia effettivamente una notizia banale o che sanno già tutti - il jeans a vita alta, almeno per le donne: ne indossa un paio a gamba ridottissima, ma quasi ascellari, pressoché perennemente, la splendida Sarah per ostentare con successo fattezze e forme pressoché perfette.
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