Trama
1810. Belle (Léa Seydoux) è una dei sei figli di un mercante che, caduto in disgrazia, ha perso ogni suo possedimento e ricchezza. A differenza delle altre sorelle, Belle è una ragazza dai modi gentili, umile e dotata di buon cuore che non ha mai dato peso al denaro. La sorte di Belle però è nelle mani del padre che stringe un redditizio accordo con la Bestia (Vincent Cassel), un orribile uomo maledetto in cerca di amore e redenzione che vive in un immenso castello. Quella che comincia come una storia di obblighi e costrizioni dettati dal materialismo e dal denaro si trasformerà presto in una grande storia d'amore, capace di vedere e spingersi oltre le apparenze.
Approfondimento
LA BELLA E LA BESTIA: L'EREDITÀ DI COCTEAU
Diretto da Christophe Gans e sceneggiato dal regista con Sandra Vo-Anh, La Bella e la Bestia si basa sull'omonimo racconto della scrittrice Madame de Villeneuve, una storia d'amore magica e simbolica già portata diverse volte sullo schermo. Mentre nell'immaginario moderno la storia della bella che si innamora della bestia è legata a un famoso film d'animazione targato Disney, il lavoro di Gans raccoglie l'eredità della versione cinematografica realizzata nel 1946 da Jean Cocteau ma si sofferma su aspetti che il maestro francese - basandosi su un breve testo di dieci pagne - aveva volutamente sottovalutato, come ad esempio la figura del mercante, la personalità delle due sorelle di Belle e le origini della maledizione della bestia, proponendo una personalissima versione del regista. Sin dal momento in cui stavano scrivendo la sceneggiatura, Gans e la Vo-Anh hanno immaginato come protagonisti di La Bella e la Bestia gli attori Vincent Cassel e Léa Seydoux. A differenza del capolavoro di Cocteau che si concentra soprattutto sulla Bestia, Gans ha voluto porre l'accento sul personaggio di Belle, una giovane donna devota al padre (il mercante interpretato da André Dussolier) che riesce a trovare l'amore tra le braccia di una spaventosa ma struggente creatura.
IL RACCONTO DI MADAME DE VILLENEUVE
Il racconto di Madame de Villeneuve trae essenzialmente ispirazione dalla mitologia greco-romana e in particolare dalle Metamorfosi di Ovidio. In esso, gli dei sono burloni e prendono forme animali per mescolarsi con i mortali e sedurli. Questo aspetto divino serve a stabilire un legame tra l'uomo e le forze della natura, legame che nel mondo cinematografico è possibile notare nel lavoro del regista giapponese Hayao Miyazaki e che ha radici nelle antiche religioni animiste del Giappone.
Rispettando l'ottica di Madame de Villeneuve, La Bella e la Bestia di Gans è ambientato in due epoche differenti.La linea narrativa principale ha come anno il 1810, il periodo del primo impero di Napoleone e ciò è dovuto anche a una ragione semplicemente estetica: Napoleone si vedeva come un imperatore romano e con lui la mitologia classica ritornò in voga anche nelle arti decorative. La seconda linea narrativa (molto spesso presente nei sogni di Belle mentre è imprigionata nel castello della Bestia) invece è ambientata tre secoli prima, quando la Bestia era un principe e viveva un periodo d'oro, prima di commettere un terribile atto e subire la maledizione che lo ha trasformato per sempre.
RIPRESE NELLA CINECITTÀ BERLINESE
Girato soprattutto in studio, La Bella e la Bestia è stato realizzato negli studi Babelsberg, vicino Berlino, negli stessi teatri di posa dove sono stati messi a punto capolavori del cinema tedesco come Metropolis, I Nibelunghi e L'angelo azzurro. La postproduzione del film ha avuto luogo durante le stesse riprese: gli effetti digitali, per ammortizzare i costi, sono stati inseriti "a blocchi", man mano che le scene venivano girate su green screen coperti da sfondi dipinti.A occuparsi della direzione della fotografia e della supervisione degli effetti speciali sono stati rispettivamente Christophe Beaucarne e Louis Morin mentre le scenografie e i costumi portano le firme di Thierry Flamand e Pierre-Yves Gayraud.
La maschera della Bestia, il cui aspetto è ispirato alle creature fantastice dei film Hammer, è stata inoltre realizzata a mano e aggiunta sul volto di Vincent Cassel solo digitalmente, senza che l'attore si sottoponesse a interminabili sedute di trucco.
Note
Infarcito di citazioni che passano anche per "Edward mani di forbice" di Tim Burton e per le candele che si illuminano sullo sfondo nero degli horror di Terence Fisher per la Hammer questo adattamento dell'omonimo romanzo di Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve resta impantanato nella sua stessa smisurata ambizione. Vincent Cassel gioca abilmente sul doppio principe/Bestia, Léa Seydoux esalta l’innocenza del suo personaggio ma non è mai vera apparizione. Ci sono tutti gli oggetti del melodramma: specchi, lacrime (sulla statua), e soprattutto occhi. Quelli che non infiammano e fanno apparire questa versione già superata mentre Cocteau è oggi, ancora più di ieri, all’avanguardia.
Trailer
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Commenti (1) vedi tutti
Tra i più belli del genere
commento di Paolafabri