Trama
Nel 1961 Llewyn Davis (Oscar Isaac) è uno spiantato musicista folk di New York, la cui vita è al bivio. Alle prese con la quotidiana sopravvivenza, con la sua chitarra al seguito lotta durante un rigido inverno contro gli ostacoli insormontabili che gli impediscono di diventare il musicista che vorrebbe. Alla mercé di amici e di estranei, Llewyn si muoverà dal Greenwich Village a un vuoto club di Chicago con la speranza di ottenere un provino con il magnate della musica Bud Grossman.
Approfondimento
A PROPOSITO DI DAVIS: IL GREENWICH VILLAGE DEGLI ANNI CINQUANTA
Il Greenwich Village di A proposito di Davis, scritto e diretto da Ethan e Joel Coen, non è il quartiere di successo della scena musicale di New York che ospiterà tra gli altri Bob Dylan ma è ancora una zona povera in cui i musicisti folk faticano a racimolare qualche soldo e non vendono alcun disco. Abitato da giovani cantautori cresciuti per le strade di New York o nei prefabbricati delle periferie di Long Island e del New Jersey, il Greenwich Village era il luogo ideale per sfuggire al grigiore e alla conformità degli anni Cinquanta e della presidenza Eisenhower. A cogliere a pieno lo spirito del Greenwich Village in transizione è una delle figure centrali che in quel periodo popolavano il quartiere: il musicista Dave Van Ronk, dalle cui memorie - impresse nel libro The Mayor of MacDougal Street - i fratelli Coen attingono materiale per il loro film. Llewyn, il protagonista di A proposito di Davis interpretato da Oscar Isaacs, non è Van Ronk ma canta alcune delle sue canzoni e ne condivide il background da figlio della classe operaia con un'esistenza divisa tra la musica e lavori occasionali. Sia Van Ronk sia Llewyn hanno grande rispetto per la vera musica popolare, i canti e gli stili della classe operaia, spesso tramandati dalla tradizione orale e le loro creazioni nascono in risposta alle effimere canzoni pop che le radio risuonano. Per entrambi, fare musica folk vuol dire anche far parte di un gruppo di adepti, quasi un ordine religioso, destinato a vivere in povertà per tutta la vita (nessuno immaginava allora l'esplosione di successo che il folk avrebbe incontrato negli anni Sessanta).
LA MUSICA DI WASHINGTON SQUARE PARK
Sebbene gli storici della musica ignorino il fermento della scena folk del Greenwich Village degli anni Cinquanta, nelle sue memorie Van Ronk ricorda invece come, senza le basi gettate da artisti che non hanno avuto in certi casi nemmeno la possibilità di fare un disco, il folk non avrebbe mai varcato i confini del quartiere e sarebbe rimasto come musica di sottofondo suonata da giovani spiantati a Washington Square Park la domenica pomeriggio (il primo club di Greenwich Village destinato alle esibizioni folk aprì solo nel 1957). Tra coloro che suonavano lì, Van Ronk distingue coloro che definisce "neo-etnici": si tratta nella fattispecie di gente che come Paul Clayton, a cui in A proposito di Davis si ispira il personaggio di Jim Berkey interpretato da Justin Timberlake, ha studiato folklore e ha viaggiato verso il sud degli States per intervistare e registrare i musicisti più anziani, scoprendo in questo modo artisti come Etta Baker e Pink Anderson e riarrangiandone le composizioni per le proprie esibizioni.
DUE GENERAZIONI A CONFRONTO
Uno degli slogan più famosi del periodo in voga tra gli artisti folk recitava pressappoco così: "Non fidarti di nessuno al di sopra dei trent'anni". La frase rifletteva in maniera evidente lo scontro generazionale in atto tra i giovani musicisti "barbuti" (come i moderni tatuaggi o piercing, la barba indicava l'appartenenza a un gruppo con cui si condividevano pensieri ed ideali) e coloro che invece avevano vissuto la Grande Depressione e le due guerre mondiali. Spesso in contrasto e divise da un muro di paura e sospetto reciproco, le due generazioni trovavano punti di contatto grazie a personaggi come il discografico cinquantacinquenne Moe Asch a cui in A proposito di Davis fa riferimento il personaggio di Mel (interpretato da Jerry Grayson), il talent scout Albert Grossman trasformato dai Coen in Bud Grossman e interpretato da F. Murray Abraham, o l'italo-americano Mike Porco, il proprietario del Folk City - l'unico bar di New York del periodo a ospitare musicisti folk - e trasposto dai Coen nella figura del cinico Pappie Corsicato (interpretato da Max Casella).
Note
All’ennesimo, memorabile perdente nella loro galleria di figurine votate al fallimento, i Coen fanno un dono imprevisto, quello dell’empatia: bloccato in un circolo vizioso, incagliato fra il parto sciagurato di un disco che non vende e la procreazione indesiderata di un figlio che non può crescere, Llewyn Davis è un paradosso umanissimo, un antieroe in cerca della sua evoluzione. Quasi una versione amara di "Fratello, dove sei?" con il folk al posto del bluegrass, generi che mettono in note la Storia d’America. L’Odissea scanzonata di Everett/Ulisse scolora qui in quella quasi monocroma di Llewyn, un altro "man of constant sorrow" che rifiuta le sirene del compromesso e va per la sua strada, anche se in autostop. Il film si basa sulle memorie di Dave van Ronk, popolare folk singer statunitense. Con il suo stile essenziale e raffinato, Ronk plasma tutta la scena artistica del Greenwich Village, quartiere di New York in cui si muovono tra gli altri artisti e icone come Bob Dylan, Phil Ochs, Ramblin' Jack Elliot e Joni Mitchell.
Trailer
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- Grand Prix speciale della giuria al Festival di Cannes 2013
Commenti (14) vedi tutti
Noioso come pochi, ho resistito stoicamente fino alla fine, incazzato per aver speso così male il mio tempo; ma vfc, voto zero, cioè 0.
commento di stokaiserUn bel film. Serve entrare nel personaggio... che dopo anni e anni di gavetta sulle navi, nei locali, alle audizioni, è ormai ridotto all'ombra di se stesso. Consumato dal suo amore sconfinato per la musica, amore purtroppo non ricambiato e che alla fine lo ha consumato... Bello, come anche le canzoni!! 9+
commento di BradyLlewyn Davis è un personaggio dei fratelli Coen che appartiene alla folta schiera dei loro non eroi, gli sconfitti senza colpe come Giobbe – perseguitati dal loro dio crudele, o, per meglio dire, dal destino – a cui è negata la realizzazione di qualsiasi progetto a lungo accarezzato.
leggi la recensione completa di laulillaI Coen Brothers hanno la capacità e il merito di creare sempre grandi personaggi, anche quelli di contorno.
commento di moviemanAttraverso i tempi della narrazione dilatati ed alla fotografia dai colori sbiaditi, i Coen realizzano il malinconico ritratto di un uomo la cui vita è segnata dalle delusioni e dall'eterna frustrazione, la cui carriera artistica non gli potrà mai dare né successo né soddisfazione perché incompatibile con le esigenze del grande pubblico. 8,5
commento di rickdeckard... come dimenticare il cipresso altero,la secreta sede e le cinte di fiamme in cui deve giostrare questo inglorioso e scolorito eroe? e la chiamate noia o viltà? chiamate pochezza ciò che può trasfigurarsi così?
commento di kahlzerMolto molto noioso. Voto 5,5
commento di arcarsenal79Voto personale: 7 Amaramente comico, come quelle disillusioni che all'ultimo non uccidono anche la speranza. Perchè sai che il treno è quello giusto, ma a te proprio non riesce di salire. Coen fino al midollo dell'ultima comparsa (Ulisse compreso).
commento di fipiMagnifico film dei Coen, con musiche stupende, un grande cast (Oscar Isaac è intenso e "coeniano"), una sceneggiatura come sempre impeccabile e una regia assai studiata. Un road movie esistenziale e circolare, dove il tema del gatto perduto sostiene simbolicamente il film, e non a caso si chiama Ulysses (cfr. "O Brother, Where Art Thou?").
leggi la recensione completa di DeathCrossLe gesta di Davis e la sua chitarra.
leggi la recensione completa di PimentellaFilm raccontato abbastanza bene, ma con poche emozioni, piuttosto piatto. Storia un po' particolare, ma per me per nulla trascinante...poi il folk non mi piace (che palla). Ma in linea di massima il film è godibile per una serata tranquilla.
commento di Utente rimosso (metallopesante)film noioso, stanca
commento di raimeaI Coen continuano a raccontare l'America degli outsider e questa volta azzeccano il tono e la canzone. L'andamento è rapsodico, ricco di incontri gustosi e la musica si conferma come un ottima catalizzatrice di emozioni.
commento di michelPRESENTANO UNA VITA E UN AMBIENTE MOLTO PESANTE MA E' QUELLO CHE ESISTE!! BELLO DA PAR LORO!!
commento di fralle